“Il prete degli ultimi”, “il monaco dei poveri”, “l’apostolo delle carceri”, un uomo il cui cuore era casa per ogni forma di emarginazione. C’è tutto il vocabolario della carità nei sinonimi con i quali i media hanno cominciato a ricordare dal primo pomeriggio don Giovanni Nicolini, il sacerdote mantovano morto oggi a Bologna e che il prossimo 20 marzo avrebbe compiuto 84 anni. Il cardinale Matteo Zuppi celebrerà i funerali dopodomani pomeriggio nella cattedrale bolognese di San Pietro.
Nato nel 1940 a Mantova, laureato in Filosofia all’Università Cattolica di Milano, don Nicolini era fratello di Luca, fondatore e guida per anni del Festivaletteratura, e del notaio Mario, scomparsi rispettivamente nel 2020 e 2021. Monaco della comunità delle famiglie della Visitazione – come ricorda VaticanNews -, ordinato sacerdote nel ‘72, approda a Bologna già nel ’67, quando, da diacono, entra presto in contatto con Giuseppe Dossetti. Va a fare il parroco in provincia, a Sammartini di Crevalcore, e come già mostrato nelle periferie romane fin da subito emerge la sua sensibilità verso gli “invisibili”, che stiano all’angolo delle strade, chiusi in cella, su un letto d’ospedale o in altre condizioni di disagio. Questa attenzione gli fa ricoprire a lungo la carica di vicario per la carità nell’arcidiocesi bolognese e lo porta a dirigere la Caritas locale.
“Esprimo profondo dolore per la scomparsa di don Giovanni Nicolini di cui sono stato amico fin dai tempi degli studi a Milano – scrive in una nota l’ex premier Romano Prodi -. Figlio spirituale di don Giuseppe Dossetti, don Giovanni è stato un sacerdote al servizio dei più poveri e degli emarginati. La sua costante sollecitudine nei confronti dei più fragili lo ha condotto e guidato sempre, senza incertezze, sul sentiero della Carità: come direttore della Caritas diocesana che ha fortemente voluto in un rapporto con la città di Bologna, come vicario della parrocchia dell’Ospedale Sant’Orsola quando si è dedicato ai malati condividendone la condizione di sofferenza umana e, nella parrocchia di Sant’Antonio da Padova, dove all’impegno pastorale ha saputo unire la sua completa disponibilità e presenza per i detenuti del vicino carcere della Dozza. Un apostolo delle carceri, con lo sguardo rivolto al mondo: la sua vocazione per i più deboli non gli ha impedito di esprimere la passione per la politica concepita non come contesa, ma come esperienza di condivisione”.