Natale delle istituzioni, il vescovo: “Serve l’impegno dei cattolici per una politica al servizio di tutti”

MANTOVA – Il vescovo di Mantova Marco Busca ha celebrato questa mattina in Duomo il Natale delle Istituzioni, tradizionale appuntamento che vede rappresentate le istituzioni cittadine e provinciali, a partire dalle forze dell’ordine, per arrivare ai sindaci e alle associazioni. A concelebrare la Messa anche diversi parroci del territorio, Quest’anno, il vescovo ha deciso di porre l’accento su diverse tematiche, tra cui il dialogo e sull’ascolto di chi soffre, in un momento molto particolare a livello locale e internazionale, e sulla partecipazione attiva.

“Dio abita nel tempo, la storia è lo spazio per accoglierlo – ha detto il vescovo -. Ci troviamo ad affrontare tante criticità e bisogna lavorare per un futuro promettente, ci sono tanti passi possibili per scrivere una storia di rigenerazione. Occorrono attenzione e lavoro in sinergia per il popolo che serviamo. E poi serve il dialogo, tra tante parti, anche in conflitto. E il conflitto non va negato, ma abitato. Il dialogo deve farci anche un po’ male: se ci lascia nel comfort non è vero dialogo. Per uscire dall’impasse serve una visione comune sulle cose da fare: chiniamoci nell’ascolto e nel soccorso di chi ha bisogno”. “Sto concludendo la visita pastorale in città e nell’hinterland – ha aggiunto monsignor Busca – e confrontandomi con i giovani e i più deboli ho dialogato sulla sanità, che va rivisitata attorno ai bisogni di chi soffre, ma anche di chi presta le cure. Ci sono stati anche momenti particolari di condivisione con chi popola le carceri. Bisogna andare oltre l’emergenza per cogliere il cambiamento”.

“Il secondo passo da fare è culturale – ha aggiunto il vescovo -: le sorti del Paese non sono demandate solo alla politica, ma anche ai cittadini. Occorre formare una coscienza della cittadinanza attiva, educare alla partecipazione, che va stimolata: solo così si possono creare nuove strutture di governo del paese. Da cattolici siamo preoccupati per l’indebolimento della partecipazione, che è il cuore della democrazia”.

“Il terzo passo è educare a partecipare con azione: abbiamo bisogno di buone intenzioni, ma soprattutto di buone azioni, che portino trasformazioni. Agire fa la differenza in tanti ambiti: cura dell’ambiente, inclusione, e tanto altro. La grande sfida è nell’educazione per costruire la storia nei nostri contesti. Occorre passare dal guardare al vedere, dall’ascoltarci al sentire,  dalla rabbia per ciò che non va alla reazione risolutiva che trova risposte concrete”.

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