“Una suora al servizio dei clan”, maxi operazione contro la ‘Ndrangheta

Anna Donelli da una trasmissione di TV2000 (Fotogramma)
La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Brescia, hanno eseguito 25 misure cautelari ed il sequestro preventivo per oltre 1,8 milioni di euro nonchè numerose perquisizioni nelle province di Brescia, Reggio Calabria, Milano, Como, Lecco, Varese, Verona, Viterbo e Treviso, in relazione ad un’associazione mafiosa di matrice ‘ndranghetista operativa in territorio bresciano dedita alla commissione di estorsioni, traffico di armi e droga, ricettazioni, usura, reati tributari e riciclaggio. Gli investigatori hanno anche contestato il reato di scambio elettorale politico mafioso.
I coinvolti avrebbero favorito la cosca calabrese Tripodi, “sia al fine di conseguire vantaggi patrimoniali illeciti che di mantenere e rafforzare la capacità operativa del sodalizio e la fama criminale del gruppo criminoso”.

 

Ai domiciliari anche Mauro Galeazzi, ex esponente della Lega nel Comune di Castel Mella, nel Bresciano, arrestato in passato per tangenti e poi a scarcerato e assolto. Secondo le indagini della procura antimafia, a Galeazzi si sarebbe rivolto Stefano Terzo Tripodi che gli avrebbe proposto “da candidato sindaco al Comune di Castel Mella, di procurargli voti in cambio dell’ottenimento di appalti pubblici in occasione delle consultazioni comunali di Castel Mella del mese di ottobre 2021”.

Tra i 25  destinatari della misura ci sono anche l’ex consigliere comunale di Brescia in quota Fratelli d’Italia Giovanni Acri, finito ai domiciliari, e una religiosa, suor Anna Donelli, ritenuta “a disposizione del sodalizio per garantire il collegamento con i sodali detenuti in carcere”, tra i 25 arrestati nell’inchiesta della procura di Brescia contro un presunto gruppo criminale legato alla ‘ndrangheta. Nell’ordinanza del tribunale si riporta una  conversazione in carcere in cui uno degli arrestati afferma che la suora, che lavora nell’istituto penitenziario “è uno dei nostri” e  ancora “se ti serve qualcosa dentro è dei nostri”.
Secondo la Dda di Brescia, la suora – indagata per concorso esterno – era “a disposizione” della ‘locale’ attiva nella provincia di lombarda e garantiva “il collegamento con i sodali detenuti in carcere” agendo come intermediaria “approfittando dell’incarico spirituale che le consentiva di avere libero accesso alle strutture penitenziarie

“Il dato inquietante è l’autorità del sodalizio criminale rispetto alla collettività civile. I politici locali coinvolti hanno dimostrato lo stretto rapporto con il gruppo Tripodi e i politici locali riconoscevano nel gruppo dei Tripodi l’autorità. Una sorta di para Stato”. E’ quanto ha spiegato il pm di Brescia Teodoro Catananti parlando nella conferenza stampa sugli arresti – Per gli investigatori “sono coinvolti anche imprenditori in difficoltà poi vittime di usura e imprenditori alla ricerca della classica protezione”.