‘Ndrangheta, blitz tra Mantova e Reggio Emilia: 6 arresti

È di sei arresti il bilancio di un’operazione condotta dai Carabinieri nelle province di Reggio Emilia e Mantova, nonché presso la casa circondariale di Voghera. L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha portato all’esecuzione di un’ordinanza cautelare nei confronti di individui sospettati di trasferimento fraudolento di valori e elusione di provvedimenti di confisca, reati aggravati dall’aver agevolato la ‘Ndrangheta. L’operazione, denominata “Sugar Beet”, è stata condotta dal ROS in collaborazione con il Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Emilia.
Il blitz ha portato anche ad eseguire una perquisizione in un capannone a Magnacavallo, dove i carabinieri era alla ricerca dei camion di proprietà di F.V, uno degli indagati. Al momento dell’arrivo dei militari non c’erano però tracce dei mezzi pesanti.
L’indagine è scaturita da una segnalazione del Consiglio Nazionale del Notariato riguardante la costituzione sospetta di una società. Le indagini hanno permesso di accertare che due degli indagati avevano accettato la titolarità formale di una società di trasporti, in complicità con un socio occulto. Questa società fittizia era utilizzata per eludere provvedimenti ablatori e sottrarre clienti alle società già confiscate.

L’attività investigativa in particolare aveva rilevato, durante la preparazione degli atti, la presenza informale di un soggetto noto per i suoi precedenti giudiziari, conseguenti alle operazioni Grimilde e Perseverance della Dda di Bologna.

L’analisi dei rapporti bancari e l’approfondimento della documentazione contabile e societaria hanno consentito di accertare la fittizia attribuzione dell’intestazione di una società – avente come oggetto sociale l’attività di trasporti ed autotrasporti per conto proprio o per conto terzi – in capo a due degli indagati che, consapevolmente, ne accettavano la mera titolarità formale. Mediante la società fittiziamente intestata, esercitavano le stesse attività imprenditoriali di quelle confiscate, così distraendo a quest’ultime i relativi clienti e fornitori. E’ stato poi verificato che i maggiori clienti della nuova compagine societaria sono stati sottratti alle società degli indagati già confiscate, con conseguente drastica riduzione dei ricavi per queste ultime.

I guadagni derivanti della campagna barbabietole registrati in diminuzione per una delle società già confiscate, passata in mano allo Stato e rappresentata dall’amministrazione Giudiziaria, sono quelli registrati in aumento dalla compagine societaria fittiziamente intestata a prestanome. Gli arrestati, secondo quanto scrive l’agenzia Ansa, sono Cesare Muto, già in carcere a Voghera (condannato a due anni e otto mesi nel processo Grimilde, finito in carcere essendo divenuta esecutiva la sentenza), mentre i domiciliari sono stati disposti per Marco Duconte, Rossella Lombardo, Rosetta Pagliuso e Benito Muto, tra Correggio e Gualtieri, più un sesto indagato che non risulta ancora essere stato rintracciato.