CAVRIANA – Più di duecento persone hanno affollato, nella serata di mercoledì, la struttura delle nuove scuole medie di Cavriana per un’assemblea pubblica informativa sullo stato dell’arte riguardante proprio la nuova scuola media del comune collinare. A promuoverla sono state alcune mamme, esasperate dal silenzio e dai ritardi attorno a un’opera da 4,5 milioni di euro completata, sulla carta, già nel dicembre del 2023 ma che non è mai entrata in funzione. E che, a quanto pare, potrebbe restare ferma anche per l’inizio del prossimo anno scolastico. Assente il sindaco Guardini, partito per le vacanze.
Il primo colpo di scena si è verificato prima ancora dell’inizio dell’incontro: l’arrivo dei carabinieri, chiamati a verificare se l’edificio fosse ancora considerato un cantiere e se quindi l’iniziativa si stesse svolgendo in un luogo non agibile. Dopo le opportune verifiche, l’assemblea è comunque proseguita regolarmente, alla presenza di tecnici, progettisti, rappresentanti della ditta costruttrice, la dirigente scolastica Rina Delaini e tantissimi genitori di ragazzi che frequentano – o dovrebbero frequentare – la scuola secondaria di primo grado del paese.
Giulia Croveglia, tra le promotrici dell’incontro assieme a Natascia Berteni e ad altre mamme, ha dato voce alla frustrazione diffusa: «Tra due mesi non sappiamo dove andranno i nostri figli. La sede attuale è indecente: ha crepe, muffa, intonaco che si stacca. Tre settimane fa abbiamo chiesto un sopralluogo ai Vigili del Fuoco e la risposta è stata chiara: la scuola non è a norma. È stato emesso un verbale da 1.700 euro. Proponiamo, in attesa di soluzioni definitive, un adeguamento della scuola primaria per ospitare temporaneamente sei classi. Non è possibile che, con un edificio nuovo, perfettamente ultimato, ci troviamo senza una scuola dove mandare i nostri figli.»
«Ci sono state dette tantissime cose – ha affermato Natascia Berteni, che tra l’altro è anche architetto, ma ha sempre partecipato alle assemblee precedenti in qualità di mamma -, che non andavano bene, finestre, porte, pareti. E’ stato perso un contenzioso legale, con un conto corrente pignorato, perché pare che ci sia un problema nell’isolamento della struttura. L’incontro è nato appunto per fare chiarezza sulla questione».
Uno dei punti più controversi riguarda il cambio dei materiali isolanti durante il cantiere, una modifica che secondo alcuni ha reso l’edificio meno sicuro dal punto di vista antincendio. Daniele Rangone, uno dei progettisti, ha rassicurato i presenti: «Abbiamo progettato questa scuola secondo le normative. È come finire una partita di golf con un pallone da basket: una situazione assurda. Ma cerchiamo soluzioni, non capri espiatori. Lo studio Settanta7, che rappresento, ha realizzato scuole in tutta Italia, compreso il più grande polo scolastico in legno a Castel Volturno.» Rangone ha anche spiegato il perché del cambio del materiale, diventato una delle questioni centrali: la difficoltà di reperimento del materiale stesso, quando i lavori erano nel vivo, ovvero a cavallo del periodo covid.
A chiarire ulteriormente gli aspetti legati alla sicurezza è intervenuto l’ingegner Daniele Cecchinato, esperto in normativa antincendio: «Il materiale isolante è stato cambiato: si è passati dalla lana di roccia alla fibra di legno, che ha una diversa reazione al fuoco. Ma secondo la normativa vigente – e confermata dai Vigili del Fuoco – per edifici scolastici di altezza inferiori ai 12 metri non è richiesta una specifica reazione al fuoco. Tutti gli impianti sono a norma, con vie di fuga, scale, e accorgimenti per evitare inneschi interni. È una struttura sicura.»
Una forte richiesta di chiarezza è arrivata anche dalla dirigente scolastica Rina Delaini, che ha lamentato l’assenza di comunicazione da parte dell’amministrazione comunale: «Non sono qui contro nessuno, ma per la scuola e per garantire ai ragazzi una struttura che consenta loro di studiare serenamente. È da un anno che invio PEC con tono corretto e mai offensivo, senza ricevere risposte. Il sindaco non ha mai voluto dialogare. Abbiamo fatto crescere una scuola di qualità, ma oggi siamo costretti a inseguire soluzioni temporanee. Perché non ho chiesto subito il trasferimento? Perché fino a gennaio mi era stato detto che forse saremmo entrati nella nuova scuola. Ho inviato settanta PEC senza risposta diretta dal Comune. Solo l’Ufficio scolastico ha interagito.»
Il costruttore, ingegner Luigi Genovese, ha puntato il dito contro il Comune e in particolare contro il sindaco Guardini: «Abbiamo terminato i lavori a dicembre 2023. Ma da allora la scuola non ha l’utenza elettrica attiva perché non è mai stata cablata la cabina Enel. Il Comune non ci paga da mesi. Abbiamo dovuto avviare un’azione legale per ottenere il dovuto, circa 680mila euro su un appalto da 4,5 milioni. Il resto della somma è stato invece regolarmente versato dalle amministrazioni precedenti. Il tribunale di Mantova ha condannato il Comune, ma ancora nulla. A mio parere è stato detto che la scuola non è a norma solo per evitare di pagarci. Intanto la comunità resta ostaggio di questa situazione. La parete contestata ha una doppia lastra di cartongesso ignifugo, con un pannello anch’esso ignifugo. Resiste 60 minuti al fuoco, come quella con lana di roccia. I materiali sono sicuri, il resto sono solo pretesti.»
E ora? Per sbloccare la situazione, suggerisce ancora Cecchinato, occorrerebbe una variante di progetto, che potrebbe anche essere presentata alla svelta: le problematiche semmai sono legate alle tempistiche burocratiche, ovvero la struttura una volta “formalmente” ultimata, andrebbe valutata nuovamente dai Vigili del Fuoco, con un’attesa di 60 giorni per il parere. Alla fine del processo di valutazione, occorrerà ancora la SCIA. Insomma: difficile vedere i ragazzi in classe nel prossimo anno scolastico, nemmeno se le cose dovessero sbloccarsi improvvisamente. Cosa che, a giudicare dal braccio di ferro in atto, non sembra probabile.