Oncologia, Cantore e la sua équipe scagionati. La sentenza: “I fatti non sussistono”

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MANTOVA – “I fatti non sussistono” questa la motivazione della sentenza di assoluzione dell’oncologo Cantore e della sua équipe scagionati dai pm. Come riportato dal quotidiano “La Voce di Mantova”, non ci fu malasanità, anzi, a detta di molti il processo non avrebbe nemmeno dovuto iniziare, ma che si è rivelato necessario per dimostrare che le accuse non erano sostenibili.
Il reparto di oncologia del Poma ne esce quindi pulito con assoluzione con formula piena del primario e direttore del reparto Maurizio Cantore, e dei medici Roberto Barbieri, Carla Rabbi e Donatella Zamagni accusati di omicidio colposo plurimo in concorso e lesioni.
La sentenza è arrivata il 18 aprile, le motivazioni sono state depositate il 6 maggio. Il processo era partito in seguito ad un esposto sull’operato di Cantore, l’indagine ha coinvolto 35 decessi di pazienti dell’oncologia avvenuti tra il 2014 e il 2016.
32 casi erano stati ritenuti irrilevanti, mentre per i rimanenti si era proceduto con il rinvio a giudizio nonostante gli stessi consulenti della procura, nella loro relazione fossero arrivati ad escludere che si trattasse di malasanità.
Le conclusioni del giudice sui tre pazienti legati al processo sono state sempre le stesse: assoluzione perchè il caso non sussiste. Anche dalle cartelle cliniche non era emerso nessun nesso tra i farmaci usati per curali e il decesso, stessa cosa per quanto riguarda gli effetti collaterali dei farmaci, su cui l’accusa aveva fatto leva.
Il pm aveva chiesto una condanna a 8 mesi ciascuno in relazione ad un solo decesso. Il giudice ha invece assolto gli imputati da tutti e sei i capi di accusa.

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