Ordine Agronomi: “Con l’innovazione l’allevamento intensivo è sostenibile. Basta demonizzarlo”

GONZAGA – Gli allevamenti intensivi possono essere sostenibili? Come si coniugano rispetto dell’ambiente, benessere animale e allevamento? A queste domande l’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali di Mantova hanno cercato di dare delle risposte durante il convegno “Il rispetto dell’ambiente e il benessere animale negli attuali sistemi di allevamento” che si è tenuto ieri sera in Fiera Millenaria.
Un modo per smontare le fake news e spiegare davvero cosa c’è dietro questo sistema di allevamento.
“Una tematica che trattiamo con piacere l’argomento degli allevamenti intensivi in Millenaria perchè la platea è variegata composta da persone eterogenee e molto curiose, per cui non solo al mondo agricolo e questo ci permette di dare delle risposte – ha detto Claudio Leoni, presidente Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali di Mantova – abbiamo scelto questo tema perchè il vedere abbinato ad allevamento intensivo termini come riscaldamento globale, consumo delle risorse energetiche lo riteniamo un modo errato di parlarne, per questo abbiamo deciso di farlo in modo scientifico con dei dati, con delle risposte di aspetti positivi e negativi”.
Il mondo degli allevamenti deve confrontarsi con la sostenibilità, come dettato dalla Pac e dal green new deal, ma è anche vero che noi dobbiamo produrre cibo per 8 miliardi di persone. E gli addetti sono il 3,5% della popolazione mondiale, ecco perchè esistono gli allevamenti intensivi, perchè si concentrano in quel 3%. Il futuro sta nell’innovazione e nelle nuove tecnologie. Dobbiamo produrre di più, ma con meno risorse”.
Allevamento intensivo, quindi, fa rima con sostenibilità, sono compatibili?
“La mia relazione – commenta Gian Matteo Crovetto docente di Nutrizione e alimentazione animale dell’Università degli Studi di Milano – parte dal presupposto “allevamento sostenibile utopia o realtà?” per me è realtà, nonostante quello che molti pensano e dicono ci sono tante o tantissime aziende condotte bene, e non è certo l’agricoltura a generare i cambiamenti climatici – l’agricoltura e la zootecnia in Europa incidono per i’11% delle emissioni gas serra e in Italia per il 7% e negli ultimi 20 anni sono state ridotte del 20%”.
Ora il problema è farlo capire all’opinione pubblica, il percorso è davvero tanto lungo “C’è tanto da lavorare, noi del settore non riusciamo a far capire queste cose, certo, può esserci un’azienda che non lavora bene, e quella va punita, ma è l’eccezione, la maggiorparte degli allevatori tiene al benessere dei suoi animali perchè se stanno bene, producono di più. Gli allevamenti estensivi vanno benissimo, ma lasciamoli nelle zone marginali, perchè se dovessimo dipendere da loro, solo i ricchi mangerebbero la carne, e credo sia socialmente inaccettabile”.
“Nel mio intervento al convegno ho messo insieme alcuni termini spesso abusati, come il benessere animale, il ruolo dell’efficienza e quello della sostenibilità – ha spiegato Erminio  Trevisi professore zootecnia speciale alla facoltà di Scienze agrarie dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza/Cremona – questi termini vanno ricollegati in un unicum sapendo che per raggiungere tutti questi obiettivi c’è bisogno di ricerca, di avere dei dati che ci consentano di fare le scelte più opportune. Il sistema deve essere efficiente, ma deve rispondere a tutto quello che ci viene chiesto”.

 

 

 

 

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