L’assessore all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste di Regione Lombarda, Alessandro Beduschi, ha partecipato a Bruxelles all’audizione del Comitato delle Regioni, in cui si è discusso del futuro della PAC-Politica Agricola Comunitaria.
“Un incontro – commenta Beduschi – nel quale è emersa con forza la necessità di tornare a far pesare le regioni nei processi decisionali. Troppe sono le differenze tra le agricolture dei territori perché tutto si decida in Europa, con evidenti storture burocratiche e imposizioni calate dall’alto senza condivisione, che sembrano fatte apposta per penalizzare sistemi competitivi come quello lombardo”.
Nel corso dell’audizione, l’assessore Beduschi ha consegnato al presidente della Commissione Agricoltura, Norbert Lins, un documento con i dossier ritenuti più urgenti per l’agricoltura lombarda.
“Contestiamo duramente – ribadisce l’assessore Beduschi – soprattutto due provvedimenti della nuova PAC, la cosiddetta condizionalità rafforzata, che consideriamo un colpo al cuore per la Lombardia. La misura BCAA 7, con l’obbligo alla rotazione dei seminativi, obbligherebbe la coltivazione del mais in Pianura Padana solo ad anni alterni. In questo modo si colpiscono al cuore le più importanti produzioni DOP italiane, come Grano Padano, Parmigiano Reggiano, Prosciutto San Daniele e di Parma che proprio in Lombardia hanno il loro distretto zootecnico più importante”.
“Una norma – prosegue Beduschi – che riteniamo assolutamente incomprensibile anche dal punto di vista ambientale, perché costringerebbe i nostri allevamenti a importare mangimi dall’estero invece di utilizzare il loro mais. Abbiamo proposto alternative credibili sia dal punto di vista agronomico che ambientale, come l’utilizzo delle cosiddette cover crops e colture da sovescio, che portano indubbi benefici al terreno senza costringere a bloccare la semina annuale di mais e grano e crediamo che alla scienza non si possa rispondere con la filosofia”.
Nel dossier lombardo, si contesta duramente anche la misura BCAA 8, che obbliga gli agricoltori a mantenere non produttiva una percentuale almeno il 4% della superficie agricola aziendale.
“Un’altra follia – dice Beduschi – che in Lombardia costerebbe 26 milioni di euro all’anno di mancati ricavi e che chiediamo sia, se non del tutto annullata, almeno dimezzata”.
“La sensazione – conclude Beduschi – è che sempre più Paesi, come la Spagna, la Polonia e in parte anche la Germania, condividano la necessità di cambiare rotta. Le regioni e gli agricoltori devono poter essere padroni del loro destino e non possono andare in Europa solo per difendersi”.