MANTOVA – Il 2024 sarà un anno a Mantova di grandi infrastrutture. E a dichiararlo è il sindaco Mattia Palazzi che spiega come il nuovo anno sarà innanzitutto quello della partenza del cantiere del sottopasso di Porta Cerese ma probabilmente (a fine anno) anche di quello di Gambarara, opere attese da sessant’anni.
Ma sarà pure un anno “in cui dovremo fare di tutto e di più, anche rispetto a quanto abbiamo già fatto, per non lasciare nessuno solo. I costi e gli aumenti picchiano sulle famiglie, su tanti anziani soli, che sono la priorità. Taglieremo tutto ciò che non è prioritario da questo punto di vista perchè ci sono momenti in cui non puoi far tutto e devi scegliere cosa fare: questa credo sia la scelta più giusta e corretta che possiamo fare per i nostri concittadini” sottolinea il sindaco con il quale affrontiamo alcuni temi riguardo l’anno che sta per arrivare ed altri che hanno caratterizzato il 2023 che stiamo per salutare.
Partiamo proprio dai cantieri. Nel 2023 ne abbiamo visti tanti in città, cosa dobbiamo aspettarci nel nuovo anno?
Il 2024 sarà un anno storico perchè partiranno i due grandi cantieri dei sottopassi di Porta Cerese e di Gambarara: a inizio estate dovrebbe prendere il via quello di Porta Cerese, e dico dovrebbe perchè è un’opera molto complessa quindi potrebbe essere che nelle fasi di definizione del progetto esecutivo ci possa essere qualche slittamento, ma ad oggi l’avvio è previsto per metà del 2024.
A fine anno invece dovrebbe partire il cantiere del sottopasso di Gambarara. Sono due opere che la città attende da sessant’anni con un costo per entrambe di oltre 50 milioni di euro. Per portarli a casa ho dovuto trattare con tre presidenti del Consiglio e tre ministri delle infrastrutture ma finalmente ci siamo, si stanno definendo in conferenza di servizi alcuni aspetti dei progetti esecutivi e della cantierizzazione dei sottoservizi. I cantieri dureranno circa due anni e mezzo, stiamo lavorando perchè non venga interclusa la viabilità tranne che per periodi molti brevi ma sappiamo che ovviamente porteranno del disagio. Sono opere storiche però, attese da una vita quindi sono davvero felice e orgoglioso di essere il sindaco che dalle parole è passato ai fatti.
Nel 2024 arriveranno poi quasi a conclusione i lavori della nuova scuola a Borgochiesanuova, ad aprile partirà il cantiere per il sottopasso ciclopedonale tra il Parco Te e Te Brunetti dove sta andando avanti la riqualificazione di via Amadei. Nel secondo semestre dell’anno prenderà il via anche la riqualificazione del tratto di Corso Umberto, a fianco del Teatro Sociale, che oggi di fatto è ridotto a un deposito di biciclette. Lo riqualificheremo con nuova luce e nuova pavimentazione, sposteremo l’ingombro legato alle bici e faremo quindi un ingresso di pregio. Speriamo che l’intervento possa dare maggior forza, anche commerciale, alla via.
A proposito di sottopassi sta andando avanti quello davanti alla stazione?
Certo. Questo è un cantiere Rfi e non comunale, ha avuto circa tre mesi di ritardi prima dovuti alle lavorazioni, poi al ritrovamento di un tubo che non si sapeva a chi appartenesse e per il quale alla fine ho dovuto fare un’ordinanza per farlo tranciare, ma i lavori stanno andando avanti e questa sarà un’opera infatti che vedremo nel 2024.
Il 2023 è stato l’anno dell’apertura del Parco Te vicinissimo alla stadio Martelli oggi al centro delle cronache per via dei lavori di cui necessita. Lei ha assicurato che il Comune si sta attivando per accendere un mutuo tra i 2 e i 3 milioni di euro per rendere il Martelli a norma per la tanto agognata serie B. Questo ha rassicurato i tifosi ma ha indispettito gli abitanti dei quartieri vicini a Martelli che sperano da tempo in uno spostamento dello stadio per il quale ci vorrebbero circa 30 milioni di euro. Può farci il punto della situazione? Si continua a dire ad esempio che il nuovo stadio dovrebbe essere fatto al Migliaretto ma questo non è ancora nella disponibilità del Comune.
Per i lavori al Martelli abbiamo incaricato un tecnico perchè faccia un’analisi di quello che serve. L’attuale stadio ha già la capienza per la serie B sperando che ci si vada ovviamente. Lo dico perchè è giusto farsi prendere dall’entusiasmo di questa fase molto bella, però ricorderei a tutti coloro, che dicono dovevamo pensarci prima, che sei mesi fa il Mantova era retrocesso in serie D. Comunque i lavori che stiamo stimando servono perchè la serie B prevede alcuni servizi tra cui la sala bar. Stiamo cercando di capire, recuperando i distinti e quindi aumentando ancora la capienza, se è possibile realizzare questi servizi proprio sotto i distinti. Faremo dunque gli interventi urgenti per la B per i quali dovremmo avere una valutazione tecnica a inizio febbraio. Sono lavori che possono essere fatti partire anche a campionato avviato in modo che, se la squadra va in B, si possa giocare nell’attuale stadio la prossima stagione.
Per realizzare un nuovo impianto invece, anche se avessimo in cassa i 30 milioni che non abbiamo, ci vorrebbero tra i 5-7 anni di lavori se tutto va bene. Quindi quello del nuovo stadio è un ragionamento di pianificazione urbanistica. E io ribadisco che, realizzato il Parco Te, una volta che lo avremo collegato a Te Brunetti, e avremo costruito il sottopasso di Porta Cerese, sarebbe un’operazione intelligente recuperare il sedime del Martelli non per farci un centro commerciale ma per allungare la visuale su Palazzo Te e sul Parco Te e dall’altra parte per fare del Migliaretto, che è una naturale cittadella dello sport, la sede di un nuovo stadio moderno, sostenibile, con servizi all’interno. Credo sarebbe un’operazione intelligente dal punto di vista urbanistico e di visione della città
E’ del tutto legittimo che ci sia anche chi dice che lo stadio deve rimanere dov’è spendendo 10-12 milioni per sistemarlo. Ma l’obiezione che io continuo a sollevare è che, sia che si vogliano spendere 30 milioni per uno stadio nuovo o 10-12 per quello attuale, dobbiamo sapere cosa la società intende fare nei prossimi anni. Lo sottolineo perchè da quando sono sindaco ho visto cambiare tanti presidenti della società, l’ho vista fallire e rinascere. Una città che immagina di pianificare un intervento del genere non può farlo senza sapere cosa vuole fare la società e quanto vuole investire nei prossimi 10 anni. E’ questione di buon senso visto che la società sarebbe il primo partner. A me interessa la stabilità economica perchè se dovessi fare i conti con quanto visto in questi anni nella gestione della società farei un po’ fatica a pensare a dei progetti dato che non ce n’è una che abbia retto più di due anni.
Giovani e università. Nei suo otto anni di mandato i corsi di laurea sono passati da tre a nove. Il Comune continua crederci e a investire nell’università ma siamo sicuri che questo interesse sia condiviso dagli altri soci della Fondazione universitaria dato che c’è chi non stanzia nulla e chi molto poco? E le realtà cittadine, a detta degli stessi atenei che operano a Mantova, non sembrano molto interessate a venire incontro agli studenti con convenzioni e prezzi calmierati per gli affitti
Ogni anno il Comune di Mantova stanzia 660 mila euro e credo sia difficile trovare in Italia un Comune di 50 mila abitanti che investe una cifra del genere nell’università. Ci crede la Camera di Commercio con un impegno importante, la Provincia di fatto non mette un euro, e Confindustria ha una quota di 100 mila euro.
Credo che dovrebbe crescere il contributo delle singole imprese. Non dimentichiamo però che la Fondazione ha fatto un nuovo studentato, con prezzi calmierati, che funziona ed è pieno. Il Politecnico poi sta realizzando un altro studentato a Fiera Catena dove abbiamo riqualificato l’intero quartiere. E’ vero però che la città sente poco la presenza universitaria, probabilmente perchè i quasi 2 mila studenti attuali rappresentano un numero ancora basso, e poi una parte importante di questi non dorme a Mantova. Il tema vero è crescere ancora anche se ci sono rigidi paletti normativi. Auspico quindi un investimento sull’università di almeno 4-5 milioni di euro in un colpo solo da parte di privati, imprese, fondazioni bancarie per far nascere altri due-tre corsi di laurea, sia di materie tecniche che umanistiche, facendo un lavoro di analisi importante su quali corsi far partire. Sullo sfondo rimane l’obiettivo dell’autonomia dell’Università di Mantova ma per questo servono diversi milioni di euro. Auspico inoltre che arrivi un governo che stabilisca un criterio equo di distribuzione degli atenei nel Paese: concentrare le università solo in poche grandi città è un errore e lo stiamo già vedendo con i prezzi esorbitanti degli affitti a Miano o a Bologna. E poi servirebbe mettere mano finalmente al trasporto regionale. Se per esempio da Mantova avessimo un treno che in un’ora e 20 minuti arriva a Milano, un ragazzo potrebbe scegliere di studiare lì ma vivendo a Mantova e poter così affrontare i costi di un percorso universitario. Oggi stante la dislocazione dei corsi di laurea e le carenze dei trasporti il diritto allo studio non è garantito a tutti.
A proposito di treno Mantova-Milano e del ‘raddoppio’ ci sono possibilità di avere qualche soluzione aggiuntiva al bus fino a Bozzolo per raggiungere il capoluogo lombardo senza dover affrontare però i costi esorbitanti dell’alta velocità della linea Milano-Verona?
E’ una questione di volontà politica: i lavori li fa Rfi ma la gestione della linea e i treni sono di Trenord che è di proprietà al 57% di Regione Lombardia. Noi abbiamo chiesto più volte anche un bus per Peschiera o Verona e prezzi calmierati per utilizzare l’alta velocità. Basterebbe che le due Regioni si mettessero d’accordo e che la Lombardia stanziasse le risorse per calmierare i costi degli spostamenti. In altri casi è stato fatto quindi è solo una questione di volontà politica.
Parliamo di lavoro, sono previsti a Mantova 1.100 nuovi posti da qui al 2025 grazie agli insediamenti arrivati a Valdaro. I sindacati insistono però che Mantova non può vivere solo di logistica.
Detta così non mi pare abbia molto significato, era come quando mi si diceva che non si poteva vivere solo di turismo. Ma nessuno lo aveva mai detto, certo è che se il turismo cresce e dopo tredici anni il ‘San Lorenzo’ ha riaperto assumendo 20 persone non credo sia un male.
Così come credo non sia un male l’esser riusciti a portare a Mantova una multinazionale come Adidas che investe 300 milioni di euro e realizza qui il suo polo logistico assumendo 700 persone nei prossimi tre anni. La logistica peraltro è molto cambiata, se si guarda all’impianto di Adidas si vede che di fatto è un’industria non inquinante. Siamo quindi a un livello di logistica molto alto. Poi esiste ancora la logistica povera che non è quella che abbiamo voluto attrarre e in questo caso i sindacati hanno ragione sia per la questione delle retribuzioni scandalose in molti casi, sia per la modalità di gestione del lavoro. Ma nessuno ha comunque mai detto che si deve vivere solo di logistica, abbiamo creato le condizioni perchè si insediasse Fassa Bortolo che è un’industria. Io faccio un ragionamento molto semplice: in qualsiasi comparto riusciamo a far aumentare i posti di lavoro, con un lavoro buono e stabile, questo si traduce in un bene per la città e per la sua crescita.
Chiudiamo con il fronte politico: nel 2024 ci saranno le elezioni Europee, 5 Regioni andranno al voto, oltre a 3.700 Comuni di cui 27 capoluoghi. Come vede il Pd che pare da una parte stia cercando di recuperare il voto moderato puntando, si dice, anche all’ingresso di qualche imprenditore di richiamo e dall’altro sta provando a recuperare quel consenso nelle fabbriche che da tempo ha perso? Ci dovrà essere la federazione del centro sinistra per le amministrative?
Credo che il Pd alle Europee non andrà nè bene nè male, probabilmente si confermerà in una posizione stabile o con qualche punto in più di quella attuale, e penso anche che le Europee non siano un termometro politico, del resto hanno sempre dimostrato di non esserlo visto che il sistema di voto completamente proporzionale è nettamente diverso da quello delle altre consultazioni elettorali. Credo che per il Pd sia importante tenere sulle Amministrative perchè questo partito esiste in quanto ha tanti bravi amministratori. E se il Pd non capisce che sono gli amministratori il suo vero patrimonio si sta sostanzialmente segando tibia, perone e altro. Quindi penso che saranno le Amministrative ben più che le Europee a dirci cosa accadrà in futuro a questo partito.
C’è poi l’altro aspetto: il centro sinistra se non sta insieme perde in questo Paese, ciò vale in qualsiasi Comune come a livello nazionale e quindi è fondamentale un ragionamento per ricostruire un centro sinistra che oggi non esiste a livello nazionale. Il problema è poi capire non solo con chi, ma su cosa lo fai questo centro sinistra.
Se Mattia Palazzi dovesse esser chiamato per una candidatura alle Europee cosa risponderebbe?
Mattia Palazzi risponde due cose: la campagna elettorale per le Europee costa tantissimo e non me la posso permettere. Il collegio infatti è enorme, c’è bisogno di una importante visibilità mediatica, e i costi di comunicazione e non solo, sono quindi molto alti. E poi dovrei lasciare il Comune di Mantova un anno e mezzo prima della scadenza del mio mandato. Ho già rifiutato per una volta e mezza la candidatura alle politiche, nel senso che mezza mi fu sussurrata e una mi è stata proprio chiesta, e ho detto no per non lasciare la città in mezzo al Pnrr e alle molte altre questioni aperte. Tanto meno lo faccio adesso, quindi non esiste la possibilità di una mia candidatura alle Europee.
Nel video una breve riflessione del sindaco di Mantova Mattia Palazzi su cosa rappresenterà il 2024 per la città e il suo messaggio di augurio ai mantovani