BOZZOLO – Nel mondo di oggi c’è ancora posto per una riflessione sulla Shoah? Quali parole, quali immagini, quali spazi dobbiamo inventare per preservare la memoria, come far sì che il passato resti carne viva per il presente?
I ragazzi della scuola media di Bozzolo, in occasione della Giornata della Memoria, hanno messo a confronto le parole di testimoni, di sopravvissuti, di vittime, ma anche di carnefici. di ebrei e non ebrei. Attori, spettatori, testimoni. Etty Hillesum, Primo Levi, Fred Uhlman, ma anche Osip Mandels’tam, morto in un gulag della Siberia orientale, Ingebor Bachman, poetessa perennemente impegnata ad indagare le radici del male, Anne Frank, una ragazza di straordinario talento costretta a vivere nella tana e prigione di una soffitta. Le loro parole sono state unite alle voci, più sommesse ma non meno intense, di anonimi bambini, ragazzi, uomini e donne inghiottiti dalla macchina della prevaricazione, della cancellazione, dello sterminio.
Hanno voluto ascoltarli, riflettere sul patrimonio delle loro parole. Ma hanno anche deciso di non evitare lo sguardo rispetto all’origine di tutto questo. Nelle letture proposte, alla presenza dei compagni delle altre classi e delle autorità, in stretta sequenza, hanno proposto – alternate a poesie, stralci di diario, citazioni di autobiografie – i testi di alcuni articoli appartenenti alle Leggi di Norimberga, promulgate in Germania nel 1935, con voto unanime del Parlamento tedesco, e al Manifesto della razza, entrato in vigore in Italia nel settembre del 1938, grazie alla firma di alcuni tra i più illustri professori universitari, scienziati, antropologi, sociologi italiani. Infine, abbiamo accostato il tutto ad alcuni articoli tratti dalla Costituzione Italiana e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, l’una entrata in vigore il 1 gennaio del 1948, l’altra approvata e proclamata il 10 dicembre del 1948. “È stato come guardarci dentro, senza finzioni”, ha commentato Sofia Chizzoni, della classe III B. “E provare capire il potere delle parole: potere di uccidere, ma anche di salvarci”. Nell’atrio centrale della scuola, insieme ad un pannello dedicato alla poesia che apre “La tregua” di Primo Levi, anche le installazioni realizzate dai ragazzi. Una grande ciminiera, un binario, una serie di valigie accatastate. Sul pavimento, come centinaia di foglie cadute, le maschere vuote di facce senza occhi, bocche urlanti senza voce, vite e destini abbattuti dalla prevaricazione. Segni e disegni, oggetti, riflessioni e rielaborazioni, chiamati a dare forma e sostanza alla Memoria.