PEGOGNAGA – Non è improbabile che nella bagarre esplosa a fine seduta consiliare l’altra sera a Pegognaga intervenga anche il giudice del tribunale. L’assise era stata convocata per discutere un brevissimo odg composto di appena quattro punti. Ha improvvisamente acceso la miccia di discussioni infuocate tra Viola Messori capogruppo di RiAttiviamo Pego e il sindaco Matteo Zilocchi il contenuto d’una interpellanza della minoranza di centrosinistra incentrata sul report delle criticità in Rsa Bovi e Centro Diurno Integrato, commissionato dall’amministrazione comunale pegognaghese allo studio modenese Politecnica. Lo stesso che vent’anni fa ha progettato le strutture. L’interpellanza focalizza sette punti contestando il fatto che il report sia stato consegnato a sindaco e vicesindaco e non al responsabile dell’ufficio tecnico che l’ha commissionato. E di consultare quel report non sia stato concesso alla consigliera Teresa Morbio per conto di RiAattiviamo, mentre il sindaco sia ricorso ai social per diffonderne le conclusioni al pubblico, sintetizzanti nel far risalire la maggiore causa delle criticità al terremoto del 2012 non vigendo all’epoca della costruzione delle strutture le norme antisismiche oggi in vigore. Ma a provocare la risentita reazione del sindaco è stato questo passo dell’interpellanza «Quale motivo ci possa essere per cui il sindaco riceva preventivamente in bozza uno studio tecnico se non valutare da parte sua la possibilità di intervenire con proposte emendative dei risultati di tale studio, alterandone quindi in quel caso il risultato tecnico concorrendo quindi alla sua falsificazione ideologica». Zilocchi, dopo aver risposto ai sette punti elencati, ha concluso «Accusare il sottoscritto di concorrere alla falsificazione ideologica di un documento è reato penale come disposto dall’art. 476 del Codice Penale: falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici. A maggior ragione sono considerati tali anche gli atti preparatori, quelli interni d’ufficio e quelli di corrispondenza tra uffici». Ancora «Il C.P. punisce il pubblico ufficiale che nell’esercizio delle sue funzioni formi in tutto o in parte un atto falso oppure alteri un atto vero. Pertanto in assenza di formali pubbliche scuse sull’utilizzo di tali termini accusatori e diffamatori verso la mia persona, estensibili all’istituzione che rappresento, provvederò a tutelarmi legalmente nelle sedi opportune, nessuna esclusa. Avete diritto ad una replica». Risponde inizialmente con pacatezza Messori, «Siamo parzialmente soddisfatti della sua replica. Ci dispiace aver in qualche modo urtato la sua figura e la sua sensibilità con la nostra interpellanza, che per definizione è una domanda scritta sulla condotta della giunta». Zilocchi riformula la richiesta di scuse. Che, a chiusura delle discussioni, non sembrano essere venute. Mentre la maggioranza rimane attonita, la minoranza fuoriesce dall’aula inveendo contro la presa di posizione del sindaco di applicare il regolamento sulla modalità di discussione delle interpellanze concedendo una sola replica.
Riccardo Lonardi