PEGOGNAGA – Notevole lo sdegno a Pegognaga per lo sfregio perpetrato all’interno del monumento alla Resistenza, a danno delle immagini di alcuni partigiani laurenziani.
“Impresa” stigmatizzata anche da chi in passato ha creduto nel regime mussoliniano. Unanime la condanna, quindi. Il gesto risulta d’enorme gravità, che se ispirato da motivi tardo-politici assume altrettanto enorme peso sociopolitico. Dato il momento di emergenza sanitaria ed economica, appare comunque difficile attribuirlo all’opera di un estremista. Sembra invece azione sconsiderata di qualche ragazzo. Non si esclude tuttavia che possa essere una virtuale vendetta postuma per interposta persona, parente, nipote, di qualcuno che avendo creduto nel passato regime avrebbe subito successivi torti dai resistenti, sui quali il vendicatore o i vendicatori si sarebbero poi sfogati. Delle foto dei quaranta partigiani esposti nei cartelloni all’interno della torretta, gli sfregi sono stati perpetrati con precisa scelta, tramite un accendino, a danno dei ritratti di Enos Braglia, colpito ad entrambi gli occhi, Amleto Nizzoli, all’occhio sinistro e alla bocca, Ivo Fava, all’occhio destro. Il sindaco Matteo Zilocchi é del parere che vada organizzata opera di sensibilizzazione alla documentazione e alla memoria del passato, soprattutto a livello giovanile. Concorda pienamente col parere del sindaco il presidente della locale sezione Anpi Elia Scanavini. La torretta, sempre aperta alle visite del pubblico, ora verrà chiusa fino a quando non sarà dotata di videocontrollo. Nel frattempo i cartelloni sfregiati verranno rimpiazzati.
Riccardo Lonardi