Per il Centro del Poma si pensa alla sperimentazione applicata. Tra le prime ipotesi la creazione di una sieroteca

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MANTOVA – Un centro di sperimentazione di ricerca applicata. E’ quello a cui si sta lavorando per far partire al Carlo Poma. Qualcuno, nello staff di dirigenti e medici che stanno lavorando al progetto, ama chiamarlo “banco di prova”. Si perchè il Centro sarebbe proprio un banco di prova di sperimentazioni e progetti ideati da Centri universitari che abbisognano di avere accanto una struttura ospedaliera d’avanguardia.
L’ obiettivo della medicina moderna è infatti quello integrare sempre più progresso scientifico e assistenza al paziente. E il Poma potrebbe proprio essere la piattaforma più indicata per una simile mission.
Ma in quali campi opererebbe il Centro? E” questo uno dei punti al vaglio proprio in questi giorni al Poma in cui si sta iniziando a ragionare sulla futura realtà. Innanzitutto sul plasma, spiegano dall’ospedale, fino a quando almeno il pericolo covid non sarà passato. Si pensa addirittura alla creazione di una sieroteca per la conservazione dei sieri dei donatori che potrebbe servire per una molteplicità di studi, compresi quelli di genetica.
Si sta pensando però anche a una specializzazione sulle malattie rare.
Il Centro di sperimentazione sarà quasi certamente una Fondazione, con la possibilità quindi di aprire a più soggetti, come ad esempio il volontariato, i privati, il mondo charity (Rotary, Lions e associazioni analoghe) ma anche il settore medicale che ha il suo punto di forza nell’area tra Verona e Modena e altre realtà.
All’interno della Fondazione opererà una Commissione etica, un soggetto fondamentale quest’ultimo che avrà il compito di fornire pubblica garanzia della tutela dei diritti, della sicurezza e del benessere dei soggetti che prendono parte alle sperimentazioni cliniche, attraverso l’espressione di pareri di eticità e scientificità prima dell’avvio dei diversi studi.

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