Perché il nucleare non è più un tabù, esperti a confronto a Castiglione

CASTIGLIONE –  Sotto l’egida dell’amministrazione provinciale, si è tenuto a Castiglione delle Stiviere un convegno sul nucleare organizzato da Lions e Rotary con Agire, agenzia della Provincia di Mantova per la gestione intelligente delle risorse energetiche. Tema dell’incontro i nuovi scenari per la sostenibilità energetica, ovvero la transizione energetica tra opzione nucleare, shift modale (si parla di logistica e trasporti) e mercato. Come sottolineato in apertura dall’on. Gastone Savio per il Rotary, si tratta della seconda sessione di un trittico iniziato lo scorso anno, quando il focus era sull’idrogeno quale risorsa per un futuro sostenibile, e volano del polo tecnologico di Valdaro; chiuderà il cerchio, il prossimo anno, un convegno sull’intelligenza artificiale.

Dopo il saluto del sindaco di Castiglione Enrico Volpi sono intervenuti Massimiliano Pini e Alessandro Colombo, rispettivamente governatori Rotary e Lions, le cui organizzazioni sempre più spesso fanno rete per soddisfare i bisogni e le istanze di una società sempre più stretta dalle emergenze e dalle preoccupazioni per il futuro. Nicola Sodano, amministratore unico, ha illustrato il ruolo di Agire nelle politiche delle risorse energetiche rinnovabili e della sicurezza. Massimiliano Ghizzi, presidente Tea, ha brevemente tracciato le strategie di via Taliercio in funzione della transizione energetica, evidenziando i progetti in campo per assicurare le forniture nei prossimi dieci anni, lasso di tempo prevedibilmente necessario per completare il percorso. Luciano Marchiori, presidente Federmanager Mantova e già direttore Apam, ha affrontato i temi di una mobilità sostenibile da perseguire nei settori della logistica e del trasporto. L’on. Carlo Maccari, per conto della politica, ha stigmatizzato la scarsa progettualità sui temi della transizione energetica messa in campo dalla precedente governance “dei professori”. Quel vuoto, secondo il parlamentare mantovano presidente della Commissione parlamentare di vigilanza Cassa Depositi e Prestiti, costringe l’attuale governo a sollecitare progetti seri e concreti per poter spendere con efficienza ed efficacia i fondi del PNRR. Con l’obiettivo, non secondario, di ripristinare la competitività dei nostri colossi energetici: Eni, Enel e gli altri nostri player sono leader all’estero, ma in Italia vengono penalizzati da un sistema normativo burocratizzato e farraginoso.

Sulla stessa linea l’intervento tecnico dell’ing. Carlo Alberto Galeazzi, che ha fatto un giro d’orizzonte sulle più recenti tecnologie applicate all’energia nucleare. Il nostro Paese ha perso un treno epocale ai tempi del referendum, quando avevamo peraltro un know how avanzatissimo, da leader del settore: a Mantova, con la Belleli, ne sappiamo qualcosa. Il risultato è che oggi, appena fuori i nostri confini, pullulano centrali nucleari in grado di produrre energia a costi molto più bassi dei nostri: un gap che penalizza fortemente la competitività del manifatturiero italiano, non in grado di reggere la sfida della globalizzazione se non si cambia registro.

Grande esperto del settore (direttore generale di un’industria energetica rinnovabile e nucleare, già in Belleli Group e ricercatore CNR), Galeazzi ha smontato con dati oggettivi “i pregiudizi e le leggende” sulle centrali a fissione, oggi sicure ma ancora al centro di narrazioni assolutamente prive di fondamento scientifico, anche da parte di diversi politici e opinionisti: al punto che tre italiani su quattro sentono il bisogno di essere maggiormente informati. Di fronte a una sala gremita e interessata, ecco le risposte di Galeazzi ai luoghi comuni più diffusi sul nucleare. Innanzitutto, può una centrale a fissione esplodere come una bomba atomica? No, è scientificamente impossibile. Emissioni: se parliamo quelle climalteranti, responsabili dell’effetto serra, il nucleare è a quota zero. Non solo: per pareggiare l’energia prodotta da un “pellet” di uranio dalle dimensioni di una compressa medicinale, bisogna bruciare poco meno di una tonnellata di carbone, 700 litri d’olio combustibile o 500 metri cubi di gas. E le scorie nucleari? I numeri dicono che nel mondo, in un anno, si producono rifiuti industriali per un miliardo di metri cubi e rifiuti industriali “molto tossici” per 10 milioni, a fronte di “soli” 50mila metri cubi di rifiuti nucleari e 500 metri cubi di rifiuti nucleari “molto tossici”: la sproporzione è evidente. Quanto alle centrali a fusione nucleare, il problema non si pone perchè serviranno decenni: diverso è invece il discorso sulle nuove centrali SMR, molto ridimensionate rispetto al passato: sono minireattori che possono occupare lo spazio una stanza, assemblabili in batteria per arrivare alla potenza richiesta, realizzabili a basso costo in 3-5 anni. Tra l’altro il “refill” del combustibile va fatto ogni trent’anni, contro gli 1/2 anni delle centrali tradizionali. In sintesi: la tecnologia nucleare è oggi relativamente pulita e sicura, con standard sempre più elevati. Come per ogni scelta strategica, se si valutano costi e benefici gli esperti non hanno dubbi ma, quanto meno, vanno evitati ingiustificati allarmismi e le narrazioni antiscientifiche, grossolane o interessate, sul pericolo del fungo atomico.