MANTOVA – 78 anni fa la deportazione degli ebrei mantovani. In ricordo di questo tragico eventio domani, martedì 5 aprile, dalle ore 8.30 in poi si svolgerà a Mantova un “Percorso della Memoria”, frutto della pluriennale collaborazione tra il conservatorio di musica “Lucio Campiani” e il liceo musicale “Isabella d’Este”. Alcune classi delle due scuole, guidate dai relativi insegnanti tra i quali Giovanna Maresta del Conservatorio di Musica Lucio Campiani e il maestro del Coro Isabella d’Este diretto dal Maestro Romano Adami, partendo dal binario n.1 della Stazione Ferroviaria (luogo di partenza del treno dei deportati, il 5 aprile 1944), dove sarà presente anche il presidente del consiglio comunale di Mantova Massimo Allegretti, si recheranno poi nella zona del vecchio ghetto (dove molti ebrei vennero arrestati alla fine del 1943), nella sede della Comunità ebraica in via Govi (dichiarato campo di concentramento nel dicembre 1943 e luogo di prigionia per gli ebrei arrestati nel mantovano). Poi, in via Principe Amedeo (dove nel marciapiede del civico 42 sono state collocate nel 2019 quattro pietre d’inciampo in memoria della famiglia Levi da lì deportata), ed infine nel Memoriale della Shoah (allestito già da qualche anno nella sede dell’istituto Isabella d’Este). “In alcune soste del Percorso della Memoria – spiega spiega il presidente della Comunità ebraica mantovana Emanuele Colorni – gli studenti partecipanti daranno voce a canti della tradizione musicale ebraica per ricordare tutti coloro che, nella guerra, voce non l’hanno avuta”.
IL RACCONTO
Il 30 novembre 1943 entrò in vigore la legge della Repubblica Sociale che ordinava l’internamento di tutti gli ebrei. In quel tempo a Mantova era in piena attività il ricovero per gli anziani della Comunità ebraica, sito in via Govi al primo piano dell’ampio edificio chiamato una volta “Pia casa di Ricovero e Industria”. La Casa di Riposo ebraica offriva asilo anche ad ebrei stranieri che speravano così d’evitare la cattura nei loro paesi e la conseguente deportazione.
“Proprio questo luogo – spiega il presidente della Comunità ebraica mantovana Emanuele Colorni -, con un atto di massimo spregio per gli ebrei, fu prescelto come Campo di concentramento e la Questura di Mantova, a partire dal 1° dicembre e nel giro di pochi giorni, vi fece affluire 79 ebrei rastrellati per la massima parte in città ed in provincia, aggiungendoli ai 40 ebrei che da tempo si trovavano ospiti del ricovero. Purtroppo, per una tragica ingenuità, molti degli ebrei mantovani che non si erano ancora allontanati dalla città, si presentarono spontaneamente nel Campo”.
A sovrintendere al Campo fu chiamato un Commissario Prefettizio con il compito d’amministrare i beni non espropriati della Comunità e con l’intesa d’usarne i redditi per il mantenimento del Campo stesso.
“Il luogo famigliare, la presenza del segretario della Comunità Davide Tedeschi, il conforto spirituale del rabbino Nunsen Chaimowicz e la possibilità d’avere contatti con l’esterno – spiega Colorni -, mitigarono le asprezze del Campo fino all’inizio d’aprile del 1944 tanto che, a più riprese e dopo controlli minuziosi, vennero rilasciati 55 internati perché troppo anziani o ‘misti'”.
La situazione peggiorò di colpo con l’evasione di un internato nella notte fra il 3 e il 4 aprile 1944. E così nel pomeriggio del 4 aprile arrivarono nel Campo alcune guardie della Questura che presero nota dei presenti, depennando 16 nominativi di persone degenti in letto o molto anziane, e tutto ciò senza specificarne il motivo.
Alle 11 del mattino del 5 aprile 1944 un gruppo di 42 ebrei fu caricato su un autocarro che si diresse alla stazione ferroviaria. “Qui il gruppo di sventurati – sottolinea Colorni – venne stipato su un carro di bestiame che fu aggiunto al convoglio n.9, proveniente da Fossoli, con carri sigillati carichi di deportati destinati ai campi di sterminio di Auschwitz. Tra gli ebrei deportati da Mantova la più anziana fu la signora Vittoria Foà di 83 anni e la più giovane fu Luisa Levi appena quattordicenne”.
Quattro pietre d’inciampo a Mantova, in via Principe Amedeo, nel marciapiede del civico n.42, ricordano ai passanti l’assassinio nei campi di concentramento di Luisa, dei suoi genitori e della sua sorella.
La tragedia della Shoah ha complessivamente coinvolto 104 ebrei mantovani, poiché 62 furono arrestati in diverse località italiane e da lì deportati in un periodo compreso tra maggio 1943 e dicembre 1944. Sono sopravvissuti soltanto in cinque.