GUIDIZZOLO – E’ stata scoperta oggi, nel giorno dell’80° anniversario del massacro delle Ardeatine a Roma, la pietra d’inciampo dedicata a Bruno Rodella, unico mantovano morto nell’eccidio. La pietra è stata posizionata sul marciapiede davanti alla casa dove visse prima del trasferimento con la famiglia nella capitale.
La giornata è iniziata con la messa, a seguire la cerimonia dello scoprimento della pietra d’inciampo con gli interventi dei rappresentanti istituzionali tra cui il sindaco Stefano Meneghelli, il prefetto Gerlando Iorio, quindi il giornalista Sergio Desiderati che ha tenuto l’intervento introduttivo, e la vicepresidente Anpi Provinciale Magda Aristarco. Presenti, tra gli altri, anche il presidente della Provincia Carlo Bottani, il questore Giannina Roatta, i deputati Andrea Dara e Antonella Forattiini, il consigliere regionale Marco Carra, il delegato referente delle Pietre d’Inciampo bresciano, la Presidente del Municipio XIII di Roma, il rappresentante del Vescovo di Mantova e una rappresentanza dell’Associazione Nazionale Bersaglieri. E stata anche letta una lettera del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana.
“Quando qualcuno inciamperà, si fermerà e leggerà: qui abitava Bruno Rodella alzerà gli occhi e conoscerà la sua storia inizierà a pensare e ragionare – ha commentato il primo cittadino Stefano Meneghelli – voglio ricordare anche le vittime dell’attentato di Mosca, la storia non ci ha insegnato nulla, ma voglio augurare che nel mondo regni la pace e per far questo è fondamentale il dialogo”.
“E’ stata una mattinata molto bella – commenta Franco Tiana dell’Anpi provinciale Alto Mantovano – e vorrei ringraziare per l’emozionante cerimonia e per gli interventi che ci sono stati. Quando un anno fa il Sindaco di Guidizzolo aveva fatto la richiesta per la posa della pietra, con la nostra piena condivisione, ci avevano risposto di no, perchè era stata già posata a Roma, ma Rodella era nato qui, e poi finalmente, grazie al continuo interessamento del Comune, ci hanno ripensato e hanno dato il consenso, ecco perchè questo momento ha avuto ancora più significato. Ci auguriamo che questi giovani, impegnati nella Resistenza, grazie al ricordo, diventino un punto di riferimento importante”.
“Grazie per l’idea e la delicatezza che avete avuto di costruire un ponte ideale con noi – ha commentato Sabrina Giuseppetti, presidente del Municipio XIII di Roma intervenuta al telefono – un ponte che vede la condivisione di valori comuni”
La nipote di Rodella ha voluto leggere una poesia da lei stessa composta che racconta quello che da piccola sapeva sullo zio
“Bruno Bruno, quel grido amico ti ha tradito, rapito dalla latrina e gettato nella fossa Ardeatina. Chissà in quale delle 67 file x5 se a sinistra, a destra, al centro, chissà quale tormento, quale ultimo pensiero piegato in ginocchio abbagliato dalla torcia nell’occhio”…
“Il compito dell’Anpi è quello di preservare e tramandare il ricordo della memoria della Resistenza – spiega la vicepresidente Anpi Provinciale, Magda Aristarco – è giusto commemorare tutti coloro che lottarono contro il nazifascismo per lasciare a noi un mondo migliore. C’è un antico detto che recita: “L’essere umano è l’unico essere che riesce ad inciampare per due volte nella stessa pietra”. Le pietre d’inciampo servono per evitare di inciampare nello stesso errore e noi siamo qui oggi per non dimenticarlo”.
Chi era Bruno Rodella
Rodella nacque a Guidizzolo il 17 ottobre 1917 e nel 1933 si trasferì con la famiglia a Roma. Nel giugno 1940, quando stava per finire gli esami di giurisprudenza per poi laurearsi, scoppiò la guerra e quindi venne chiamato alle armi come Sottotenente dei Bersaglieri e assegnato alla Divisione Piave.
Dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, riuscì con uno stratagemma a salvarsi dalla cattura dei tedeschi, insieme con una decina di suoi commilitoni, ufficiali e soldati, che trovarono rifugio in una scuola per sfuggire alla cattura. Aderisce alla Resistenza. La mattina del primo gennaio 1944, Rodella, venne fermato in Piazza Re di Roma durante un rastrellamento nazifascista finalizzato alla cattura dei soldati italiani disertori: ha con sé tre Carte di identità, una vera e due false.
Il 22 marzo 1944 venne processato e condannato dal Feldgericht (il Tribunale Militare di Guerra tedesco) a 15 anni di reclusione per il grave reato continuato di “propaganda ed attività ostili ai tedeschi e di distribuzione di volantini e giornali clandestini”.
ll pomeriggio del 24 marzo 1944 fu prelevato dai nazisti da Regina Coeli e condotto alle Cave Ardeatine e li fu trucidato insieme ad altri 334 patrioti.