MANTOVA – “Sei mesi per una visita neurologica, sette per una visita fisiatrica, quattro mesi per oculistica, tre per urologica, cinque mesi per una gastroscopia, anche con ricetta medica urgente… E la lista potrebbe proseguire a lungo. I tempi di attesa per le prestazioni sanitarie in Lombardia sono diventati inaccettabili e la Regione non sta facendo nulla per risolvere il problema. Il Partito Democratico della Lombardia ha deciso di dare, quindi, “la sveglia” a Fontana e Moratti sul problema liste d’attesa, dando voce ai cittadini attraverso una petizione su tutto il territorio e otto proposte puntuali”.
Si preannunciano battaglieri i dem mantovani e lombardi, dunque, con la campagna “Prima è salute”, in partenza anche nella nostra provincia, che può essere sottoscritta online (www.pdlombardia.it/sos-liste-dattesa/), presso i gazebo organizzati sul territorio dalla Federazione Provinciale Pd di Mantova e nei circoli locali. L’iniziativa segue la raccolta firme dedicata all’allarme per la mancanza di medici di base, a cui hanno aderito tremila mantovani.
“Il problema delle liste d’attesa è diffuso su tutto il territorio regionale – afferma la consigliera regionale del Pd Antonella Forattini – ma è ancora più sentito nella provincia di Mantova, dove il sistema sanitario pubblico ha subìto, in questi anni di governo del centrodestra in Lombardia, la distruzione della medicina territoriale e il sistematico depotenziamento degli ospedali. Danni che ora si faticherà molto a riparare. Quello delle liste d’attesa, insieme alla carenza drammatica dei medici di base, è il problema più grave. In questi anni di attività in Consiglio Regionale ho ricevuto migliaia di segnalazioni da parte di cittadini mantovani che non riescono ad ottenere dal sistema sanitario regionale le prestazioni a cui hanno diritto e sono, quindi, costretti a rivolgersi ai privati pagando (se possono), oppure ad aspettare per mesi rischiando di compromettere la tempestività delle cure. Eppure i soldi per intervenire ci sono ma, come ha evidenziato la Corte dei Conti soltanto una settimana fa, vengono spesi male o non vengono nemmeno utilizzati”.
“Dopo la campagna che riguardava i medici di base – spiega il Segretario Provinciale del Pd di Mantova Marco Marcheselli – ripartiamo in maniera convinta sul territorio con l’obiettivo, molto importante, di cercare di abbattere i tempi d’attesa per gli esami medici in Lombarda. La salute è un diritto e, quindi, è un diritto poter fare un esame in tempi prescritti e ragionevoli. Chi governa la sanità sul territorio, la Regione, deve impegnarsi a raggiungere questo obiettivo in ogni ospedale. Non è accettabile che, per poter fare un esame in tempi congrui, si debba farlo privatamente. Se la Regione ritiene impossibile il rispetto dei tempi, in extrema ratio pensi all’eventualità di far fare gli esami ai medici in regime di libera professione ma a carico del sistema pubblico. Non siamo contro i privati, che in Lombardia rappresentano una risorsa, però il sistema pubblico dovrebbe essere in grado di reggersi sulle proprie gambe. La battaglia sul territorio va di pari passo con quanto portiamo avanti anche a livello nazionale: l’obiettivo è un riequilibrio tra santità pubblica e privata”.
Queste le otto proposte del Partito Democratico per accorciare le liste d’attesa in Lombardia:
- Costruire la rete della medicina territoriale realizzando almeno 500 Case di Comunità (una ogni 20mila abitanti), funzionanti e non scatole vuote;
- Consentire ai medici di base, per una vera diagnosi precoce, di prescrivere le prestazioni necessarie per l’intero percorso di cura, senza che ci debba essere una ricetta per ogni esame e visita;
- Rendere il fascicolo sanitario elettronico accessibile facilmente da tutte le figure sanitarie, per evitare lungaggini e la ripetizione di accertamenti già compiuti;
- Fare in modo che con una sola telefonata o un click su sito app del fascicolo sanitario elettronico si possa accedere a tutte le possibilità di prenotazione, tanto nelle strutture pubbliche quanto in quelle private;
- Stabilire che la sanità privata abbia pari doveri di quella pubblica e la Regione possa decidere quali prestazioni devono fare i privati per abbattere i tempi di attesa;
- Investire risorse per pagare e potenziare il personale disponibile a fare visite ed esami anche il pomeriggio, la sera e nei weekend;
- Disporre che in ogni ospedale sia possibile ottenere gli esami nei tempi indicati nelle prescrizioni e, in caso contrario, che si riduca lo spazio lasciato ai professionisti per le prestazioni in libera professione, a pagamento, in favore di quelle pubbliche;
- Consentire in tutti gli ospedali, qualora non si riesca a rispettare la tempistica prevista dai tempi di urgenza della prescrizione, l’erogazione delle prestazioni in regime di libera professione ma a carico del SSR.
“Gli otto punti – dicono i dem – sono tutte azioni che si possono mettere in campo subito e che, seppure non risolutive, possono fare una grande differenza in attesa che arrivi, finalmente, la tanto attesa Agenda Regionale Unica di Prenotazione capace di unire in un unico sistema le strutture pubbliche e quelle private accreditate”.