MANTOVA – “Le proteste cui stiamo assistendo in Italia e in Europa sono la punta dell’iceberg del profondo malcontento che alberga nei nostri imprenditori agricoli cui, di fatto, viene sempre più negata la possibilità di lavorare e di essere competitivi sui mercati. Ma noi, come Confagricoltura, questa situazione l’abbiamo denunciata fin da subito, iniziando a lavorare ai tavoli politici e istituzionali”.
È chiaro e concreto, come sempre, Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova, nel descrivere, direttamente dalla Fieragricola di Verona, ciò che è balzato all’onore delle cronache nelle ultime settimane, vale a dire l’ondata di proteste che gli agricoltori stanno cavalcando. L’obiettivo? L’Europa, e le sue scellerate politiche che, anziché valorizzare un settore cardine per la sopravvivenza stessa dell’umanità, lo vessa continuamente con presunte scelte “green”, promosse da chi, il comparto agricolo, nemmeno lo conosce.
“Le continue imposizioni di carattere ambientale che ci arrivano dalla Ue – prosegue Cortesi – sono frutto di un approccio ideologico, che nulla ha a che fare con la realtà. L’agricoltura è il settore più virtuoso, ed è l’unico, tra quelli economico-produttivi, che assorbe emissioni. Continuando a imporre divieti e limitazioni, senza peraltro fornire alternative, si favorirà l’ingresso di materie prime da paesi extra-Ue, che di certo non hanno i nostri stessi standard di sicurezza e qualità”.
Nell’occhio del ciclone delle proteste degli agricoltori la nuova Pac, fortemente peggiorativa rispetto al passato: “Noi siamo stati gli unici, fin da subito, a esporci pubblicamente, sulla stampa nazionale e locale, contro questa impostazione della Pac. Ricordo invece che altre organizzazioni si definirono a favore, giudicando “alla portata” gli obiettivi della riforma e parlando di “opportunità di crescita e sviluppo” per le aziende agricole. Ebbene, la realtà
dei fatti è totalmente diversa, e fare dietrofront ora dimostra una volta di più l’estrema incoerenza di queste realtà, nonché il totale disinteresse verso latutela dei propri associati”.
Per Cortesi, il dovere di Confagricoltura è quello di «fare sindacato, nel senso più alto del termine, e tutelare le nostre aziende. Il nostro terreno di scontro e confronto non sono le strade e le piazze, ma i palazzi del Governo e i tavoli istituzionali, dove da sempre lavoriamo per ottenere risultati concreti. Potrei citare il pacchetto investimenti Agricoltura 4.0, passato da 300 milioni a 2,2 miliardi di euro, o il fatto che, nel nostro Paese, il gasolio agricolo sia detassato fino al 2026. O, in ultimo, il successo sindacale sulla rotazione delle
colture, che ha di fatto salvato la maiscoltura”.
“Quello che manca all’Europa è una visione. Trattano l’agricoltura con ecoschemi e modelli predefiniti, senza tenere conto della situazione geopolitica globale, profondamente mutata negli ultimi anni. Ci chiedono di produrre meno in nome di mere ideologie, non capendo che ciò si tradurrebbe in maggiori importazioni da altri paesi, con aumento dell’inquinamento e calo drastico della qualità e della sicurezza alimentare”.
“Le manifestazioni di questi giorni in Europa ci spingono ancora di più a lavorare in questa direzione. Accanto alle proteste, è il tempo delle proposte. Solo così potremo ottenere risultati concreti”.
E Confagricoltura infatti, il prossimo 26 febbraio, terrà un’assemblea straordinaria a Bruxelles: “Data non scelta a caso – precisa Cortesi – dal momento che quel giorno si terrà il Consiglio Europeo dei ministri dell’Agricoltura. Vogliamo dare un segnale chiaro e preciso a chi ci deve rappresentare in Europa, diverso da quello di altre associazioni, che organizzano in fretta e furia presidi privi di veri contenuti”.