Rodigo, incontro su spandimento fanghi. “Regione si attivi per tracciabilità gessi e norme più stringenti”

RODIGO – Ieri sera presso il palazzetto “Regattieri” di Rodigo, si è svolto l’incontro pubblico organizzato dal Comitato tutela suoli agricoli lombardi. L’incontro mirava a fare il punto sull’applicazione dei regolamenti comunali di tutela dei suoli, a riflettere sulla grave indagine in corso sui gessi tossici e a valutare prospettive normative regionali e nazionali.
Sono intervenuti il Sindaco di Rodigo Gianni Grassi e l’assessore alla tutela ambientale Marco Zen che hanno aperto il dibattito e spiegato il regolamento comunale introdotto nel 2012 e ancora vigente. Regolamento che ha reso possibile tracciare i gessi di defecazione e gli altri fertilizzanti di tipo B (come i digestati agroindustriali) e stabilito una distanza minima di 500 metri dai centri abitati per lo spandimento.
Laura Corsini, del comitato cittadini di Calcinato, ha parlato dei gravi disagi ambientali e sanitari legati alle attività della WTE denunciati da oltre 10 anni dai cittadini del suo paese.
Luigi Lupi, di Canneto Sull’Oglio membro del Comitato tutela suoli agricoli, ha parlato del regolamento presentato nel marzo 2017 a Mariana Mantovana che ha consentito di replicare in altri comuni il regolamento di Rodigo: aggiornato dal punto di vista normativo e con la prescrizione dello studio del suolo prima e dopo la stagione di spandimento.
Il consigliere comunale Carlo Danieli di Acquanegra Sul Chiese, la Vicesindaca di Mariana Mantovana Maria Rosa Gabella hanno riferito come non vi siano stati più spandimenti di gessi dopo l’introduzione del regolamento.
Successivamente è intervenuto anche il parlamentare M5S Alberto Zolezzi che ha spiegato l’iter normativo nazionale e la prospettiva di determinare la tracciabilità dei gessi a livello nazionale in un prossimo futuro, tenendo conto che è possibile normare la questione anche a livello regionale –  grazie al decreto legislativo 99 del 1992 applicato da Regione Emilia Romagna con la DGR 375 del 2018 – la discussione di tale atto, presentato dal consigliere M5S Simone Verni in regione Lombardia nel giugno 2019, non ha ancora portato ad analoga determina in Lombardia.
“I gessi di defecazione in ogni caso manifestano criticità che non si risolvono con la loro tracciabilità: il rischio di riorganicazione e di ricontaminazione microbica che portano a gravi molestie olfattive e a possibili problemi microbiologici, per esempio – sostiene Zolezzi -. In questo caso è da valutare bene la mortalità record mondiale da Covid-19 a Pavia (470 decessi x 100mila abitanti), Cremona (420), Lodi (410), Mantova 390 in quanto corrisponde alle provincie record di spandimento di gessi (il 95% dei fanghi sparsi in pianura Padana è trasformato in gessi anche per aumentare le quantità per ettaro da 2,5 tonnellate a 30). Un banale compostaggio dei fanghi porta ad annullare in poche settimane la tossicità dei fanghi e le molestie odorigene. I fanghi contengono componenti preziosi come il fosforo da recuperare in forme biodisponibili, per questo bruciarli non ha senso oltre a emettere diossine (micropastiche più organico) e NOx e a costare il doppio.  Una gestione ambientale oculata di poche tonnellate per ettaro di fanghi civili compostati non darà alcun problema ai suoli e alle falde selezionate. 60 tonnellate di gessi sparsi in base alla cupidigia di pochi soggetti possono creare, invece, migliaia di discariche abusive”.
“Invitiamo tutti i comuni a dotarsi di regolamenti analoghi – questo l’appello dei partecipanti al termine dell’evento -. La WTE, che ha sistematicamente fatto ricorso contro i regolamenti nei comuni bresciani, ora non fa più paura.  Invitiamo regione Lombardia a deliberare almeno la tracciabilità dei gessi e, in rete con i comitati, chiederemo al Ministero della transizione ecologica e dell’agricoltura di normare la materia a livello nazionale”.

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