Rsa, i sindacati chiedono tamponi a tappeto ma per Ats e Asst i 3 mila fatti sono sufficienti. I medici della CRI in sostituzione di quelli assenti

Rsa, i sindacati chiedono tamponi a tappeto ma per Ats e Asst i 3 mila fatti sono sufficienti. I medici della CRI in sostituzione di quelli assenti

MANTOVA – La situazione nelle Rsa in piena emergenza Covid sotto i riflettori stasera di Prefettura, sindacati, Ats e Asst durante una videoconferenza. 

Un vertice durante il quale i rappresentanti sindacali hanno sottolineato la gravità della situazione, con riferimento all’incremento del 51% della mortalità nelle strutture considerate ed alla gravità delle condizioni lavorative, visto che molti operatori sono assenti per malattia. Hanno lamentato l’asserita tardività con cui le contromisure sono state adottate all’interno delle strutture e sono state chieste risposte in merito alla linea che gli Organi sanitari intendono adottare per rientrare ad un livello accettabile. E’ stato chiesto, in particolare, di conoscere il dato preciso sull’entità della situazione e che tutti gli ospiti e tutto il personale venga sottoposto al tampone. Analoghe esigenze sono state rappresentate per l’assistenza domiciliare. E’ stata anche criticata l’accoglienza in RSA di ospiti COVID dimessi dall’ospedale.

I rappresentanti delle Strutture sanitarie hanno cercato di buttare acqua sul fuoco evidenziando la collaborazione esistente tra Ats e Asst e hanno sottolineato come inizialmente l’emergenza abbia colto di sorpresa le RSA ma come ora si stia osservando un’inversione di tendenza. “Fin da subito – hanno dichiarato – le linee guida hanno previsto l’isolamento dei contagiati, l’informazione degli operatori circa i comportamenti corretti da adottare e l’adeguata sanificazione degli ambienti. Non tutte le Strutture erano pronte ad applicarle adeguatamente subito. Ora tutte le RSA si sono però attrezzate, i DPI sono disponibili fino alla quasi totale copertura del fabbisogno. Per il personale mancante si sono aperte delle vie con Regione e CRI Nazionale ed i primi professionisti volontari sono arrivati in provincia e sono stati già destinati ad alcune strutture. E’ stato precisato che una sola struttura è stata organizzata per l’accoglienza di pazienti dimessi dagli ospedali, per espressa disponibilità di una RSA che disponeva di un settore interamente vuoto. Comunque, nessun paziente è stato trasferito dal Poma ad RSA della provincia”.

“Quanto ai tamponi – Ats e Asst – ne hanno sottolineato il valore solo diagnostico e non prognostico, nel senso che servono a capire chi è stato contagiato ma non servono a capire come la situazione evolverà. Ne sono stati fatti più di 3.000 nelle RSA (equamente ripartiti tra operatori ed ospiti). Non ne servivano e non ne servono di più. Bisogna comprendere che gli ospiti delle RSA non sono in grado di sopportare gli interventi terapeutici invasivi che sono adottati per chi è in condizioni migliori (intubamento e cure farmacologiche con seri effetti collaterali).  Questi sono anche i motivi dell’innalzamento del tasso di mortalità.

“Circa 950 sono stati i casi positivi, accertati con tampone, tra i degenti delle RSA nell’ambito delle province di Mantova e Cremona (competenza territoriale dell’ATS Valpadana). Per gli operatori il dato non può essere preciso (essendo di competenza delle singole Strutture) ma si aggira sui 170. Proprio questo è il punto su cui vale la pena di soffermarsi attentamente, secondo quanto oggi rappresentato : le RSA sono strutture autonome, sebbene autorizzate/accreditate, e la loro organizzazione può variare notevolmente. Per il futuro sarà quindi necessario che vengano rispettati degli standard comuni, alla luce dell’attuale esperienza, per prevenire ulteriori situazioni di crisi acuta e tenendo conto che l’emergenza COVID potrebbe essere destinata ancora a durare.”

I Rappresentanti sindacali si sono dichiarati soddisfatti per l’incontro odierno ma hanno anche sottolineato che non può considerarsi esaustivo : è necessario aggiornarsi per monitorare il dato dei positivi e dei decessi.

Se è vero che le RSA hanno organizzazione autonoma è anche vero che sono inserite in un contesto di servizio pubblico che, come tale, richiede il rispetto di standard uniformi. In tale prospettiva il ruolo degli Organi sanitari pubblici è essenziale e vengono chieste, pertanto, risposte circa le linee che si intendono seguire, che si attendono se non subito a breve termine.

In conclusione, il Prefetto ha sottolineato come da quanto oggi appreso la situazione di incertezza iniziale “nell’affrontare un’emergenza così improvvisa e grave si stia superando. Occorrerà ancora molta attenzione ed un’adeguata strategia per mettere in campo all’interno delle RSA le soluzioni organizzative e strutturali idonee ad evitare che nuovi picchi possano comportare conseguenze così dirompenti. Con tale prospettiva ha assicurato la disponibilità ad ulteriori incontri ricognitivi, magari con il coinvolgimento degli Enti rappresentativi delle realtà oggi considerate”.

 

 

 

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