Rsa, nel mantovano 53 con 4.112 ospiti. Rette dai 56 ai 63 euro/giorno. Spi Cgil: “In futuro strutture leggere e riabilitative”

MANTOVA – Creare strutture polifunzionali leggere e aperte che curino l’invecchiamento, con le relative patologie, e siano anche in grado di recuperare le funzionalità del ricoverato per riportarlo al proprio domicilio, superando lo stereotipo di case di riposo come luoghi di morte o di fine vita. Queste strutture devono tendere a diventare dei grandi centri riabilitativi, dei veri e propri “Villaggi della Salute”. Queste dovranno essere le Case di Riposo del futuro secondo lo Spi Cgil di Mantova che nelle scorse settimane, insieme allo Spi di Bolzano, ha promosso un convegno proprio su questo tema a Mantova e anche a Bolzano.

Un argomento attuale e molto caldo, alla luce della pandemia che, soprattutto tra il 2020 e il 2021, ha violentemente colpito i residenti nelle Rsa. Nel corso dei convegni sono emerse proposte concrete per arrivare a raggiungere quell’obiettivo di benessere integrato citato all’inizio. “Innanzitutto – spiega Carlo Falavigna, segretario provinciale dello Spi Cgil Mantova – chiediamo siano effettuati, da parte degli organismi competenti, tutti gli sforzi per mettere in correlazione il benessere degli anziani con quello dei loro familiari e degli operatori di queste strutture. Le Case di Cura debbono sempre più aprirsi al territorio e creare occasioni sempre più frequenti di incontro, questo anche nell’ottica di evitare l’isolamento in cui spesso sono costretti gli ospiti di queste strutture”. Un modello di riferimento per la vita all’interno della Rsa per lo Spi è rappresentato dallo slow care relativo al ritmo di vita all’interno delle strutture. Un ritmo che deve rallentare e adeguarsi alle esigenze delle persone. “Per evitare che queste strutture siano percepite come un parcheggio per anziani – aggiunge Falavigna – è anche necessario che la cura del corpo, la riabilitazione e il contatto fisico siano al vertice delle attività di cura e, in tal senso, è altrettanto necessario che anche il lavoro degli OSS riceva il riconoscimento che merita. Per questo anche la formazione continua di queste figure è un elemento fondamentale nel percorso di crescita delle Rsa”.

Lo Spi di Mantova propone anche la valutazione delle Case di Cura venga effettuata, non solo in base alla rilevazione dell’osservanza delle procedure, ma anche in base a indicatori che misurino la qualità di vita degli anziani, la qualità di vita degli operatori e la soddisfazione dei familiari. L’aspetto economico non è certo secondario e lo “sbilanciamento – prosegue il Segretario dello Spi di Mantova – economico esistente a carico del privato in favore del pubblico va rapidamente corretto e portato alle sue origini, ossia il il 50% della retta deve essere a carico del sistema sanitario”.

I NUMERI SU ANZIANI ED RSA IN PROVINCIA DI MANTOVA 

La popolazione mantovana supera le 400mila unità e gli ultra 65enni sono 98mila (il 24%) di cui 55mila femmine e 42mila maschi. Ne prossimi anni gli ultra65enni saranno il 30% della popolazione.

In provincia di Mantova sono 120mila i pensionati e le pensioni medie si attestano intorno ai 1031 euro: 1338 euro per gli uomini e 724 euro quelle delle donne. Le pensioni future a causa di lavori saltuari, precarietà, salari inadeguati avranno un potere modestissimo di interdizione della povertà.

In provincia di Mantova abbiamo 53 Rsa per 4112 posti letto e 2346 operatori/operatrici diretti. Le rette minime che pagano i ricoverati o i loro famigliari o le amministrazioni pubbliche si assestano su una media di 56,76 euro al giorno, mentre le massime 63,06 euro al giorno.

(Adnkronos)