Salute del cuore, successo per il convegno all’ospedale di Castiglione

CASTIGLIONE – Dopo il convegno dello scorso anno organizzato come sempre dalla Fondazione Ospedale “San Pellegrino” di Castiglione delle Stiviere, ieri presso la Sala Vittorio Bachelet dell’Ospedale San Pellegrino, si è tenuto il secondo appuntamento sempre con focus sul tema della prevenzione, quest’anno relativo alla “Salute del cuore”. Fortissima la presenza in sala con tutti i posti disponibili occupati, a dimostrazione dell’importanza dell’evento e di questi incontri legati all’informazione sanitaria. Per ognuno dei professionisti intervenuti la parola d’ordine è stata “Prevenzione e adeguati stili di vita”. In chiusura il grande alpinista castiglionese, Fausto De Stefani, tra i pochissimi ad aver scalato tutte le 14 cime oltre gli 8.000 metri salendo e scendendo senza ossigeno, ha parlato della propria esperienza sportiva e soprattutto umana culminata con la costruzione della scuola nepalese di Kirtipur che ospita 1.200 tra ragazze a ragazzi. Dopo i saluti istituzionali dell’assessore alla coesione sociale e pubblica istruzione del Comune di Castiglione Erica Gazzurelli, del presidente della Provincia Carlo Bottani, e della dottoressa Ida Maria Ada Ramponi, direttrice di Ats Valpadana, è cominciato il convegno, che ha visto alternarsi numerosi e qualificati relatori.

“Tanti sono i motivi che portano all’insorgere delle malattie cardiovascolari, molte di carattere “personale” – ha detto il dottor Mauro Pagani, presidente della Fondazione San Pellegrino – pressione arteriosa, tabacco, livelli di colesterolo, diabete; a seguire l’inattività fisica. Nel tempo alcune cose, ad esempio il calo complessivo dei fumatori, hanno registrato qualche miglioramento ma c’è ancora molta strada da compiere. Lo stile di vita è importante per ridurre il rischio cardiovascolare: mangiare verdura, frutta, pesce; evitare l’alcol; incentivare l’esercizio fisico; mantenere controllato il peso corporeo contro l’obesità. Inoltre evitare assolutamente il fumo (in Italia l’incidenza dei fumatori è ancora molto elevata); tenere sotto controllo il colesterolo sottoponendosi ai dovuti accertamenti; attenzione al diabete, controllo della glicemia, verificare la pressione arteriosa; dormire bene ed a sufficienza, almeno 7 ore al giorno”.

“Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte in Italia, circa 250.000 all’anno – ha aggiunto il dottor Adriano Moi –. Invecchiare mantenendo in buona salute il sistema cardiovascolare è possibile. Ma se la “prevenzione genetica” la ereditiamo, sono fondamentali gli stili di vita: fumo, sedentarietà, ipertensione, cattiva alimentazione aumentano i rischi. E’ dunque importante controllare il peso e la circonferenza vita. Un terzo delle malattie cardiovascolari, infatti, si possono evitare con una giusta alimentazione. L’organismo ha bisogno di tutti i nutrienti  alimentazione varia ed equilibrata: carne (privilegiando quelle bianche), pesce, uova e legumi forniscono proteine (mai in eccesso), consumare pesce e legumi, cereali che apportano carboidrati, frutta e ortaggi che contengono fibre, vitamine. Importantissimo poi una adeguata idratazione: in media le persone bevono poca acqua, ma è una ’medicina’ per il nostro corpo, occorrerebbe consumarne almeno un litro e mezzo o due al giorno. Ridurre il sale (massimo 5 grammi al giorno) e il consumo di dolci, soprattutto di produzione industriale. Da evitare l’eccessivo consumo di bevande zuccherate e dell’alcol”.

“L’inattività fisica è responsabile di 3,2 milioni di morti all’anno – ha spiegato il dottor Andrea D’Amuri, esperto di displidemie -, come guerra, malaria e Aids messi insieme. I margini di miglioramento ci sono più a livello personale che dalla farmacologia. L’esercizio fisico è poco riconosciuto dalla società, ma agisce come un farmaco. Nell’esercizio fisico importanti frequenza (dalle tre alla cinque volte a settimana), un’intensità moderata, ma per un tempo tra i 30 e i 50 minuti, privilegiando l’attività aerobica. Non serve affatto diventare atleti, serve il piccolo passo che intercorre dall’essere sedentari ad essere fisicamente attivi. La mortalità per patologie cardiovascolari si abbatte del 60% con l’esercizio fisico, misura che la farmacologia non raggiungerà mai”.
“L’attività fisica è importante e andrebbe svolta anche da parte di chi è già stato infartuato – ha aggiunto D’Amuri -. L’esercizio fisico è importante anche per prevenire il cancro, quello al colon in particolare, come per il diabete: l’impatto è positivamente trasversale nel contrastare l’insorgenza di tutte le patologie. Ovviamente ciò vale anche per le dislipidemie. Il nostro corpo è fatto per muoversi; per stare bene l’attività fisica è fondamentale”.

“E’ importante la visita medico-sportiva, tanto a livello giovanile per la crescita, che in età adulta come prevenzione del rischio cardiovascolare – ha detto invece la dottoressa Veronica Raffa -. Non si muore di sport, ma per la presenza di malattie latenti; perché queste a volte non emergono in sede di accertamenti? Tante le cause, ma solo una minima parte di patologie possono sfuggire alle verifiche. Anche a livello normativo in merito, alle visite sportive il comandamento fondamentale è la prevenzione e lo sport, in questo, svolge un ruolo fondamentale. L’attività agonistica è praticata da atleti regolarmente iscritti in società e che svolgono regolare attività con allenamenti quotidiani e per raggiungere risultati sportivi; costoro sono sottoposti a controlli molto accurati al fine del rilascio del certificato di abilitazione all’attività agonistica; visite inoltre specifiche secondo l’attività praticata. I non agonistici, pur se tesserati, ma senza velleità di risultati, necessitano anch’essi di certificazione finalizzata all’attività sportiva non-agonistica. Lo sport ha un ruolo fondamentale per la vita e la visita sportiva è basilare per un discorso di prevenzione”.

“Le indagini sono utili a verificare lo stato di salute del cuore. Se interviene un danno cardiaco, questo diventa cronico – avverte il dottor Gianluigi D’Alessandro -. Gli eventi cardiaci, lo sappiamo, possono essere mortali. Un infarto non trattato porta alla morte
del 50% dei colpiti, morte che interviene nelle prime due ore dopo l’evento, quindi in presenza di sintomi non perdiamo tempo nel chiamare i soccorsi. L’esame più abbordabile per la prevenzione e tra i primi da considerare è l’elettrocardiogramma, il quale dà significative indicazioni in ordine a possibili alterazioni. Spesso l’elettrocardiogramma è in grado di far evitare ulteriori patologie; più significativi vi sono l’Holter ECG o l’Holter pressorio: tutti esami non invasivi che aiutano la diagnosi uniti alle indicazioni del paziente.
Crescendo si va verso l’ecocardiogramma, la prova da sforzo con test ergometrico, tac delle coronarie e, infine, la coronarografia muovendosi all’interno delle coronarie offre la possibilità, eventualmente, di intervenire inserendo uno stent”.

Infine è stata la volta della testimonianza di Fausto De Stefani, intervistato dal dottor Marco Collini, già direttore della struttura complessa di Chirurgia MaxilloFacciale e già Presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Mantova. De Stefani ha sottolineato l’importanza, nella sua attività di alpinista dell’aspetto mentale e dello stile di vita. Anche se “sono stato un po’ disordinato – ha rivelato -, non seguivo sempre le tabelle di allenamento e alimentazione: i medici che incontravo nelle spedizioni erano i primi che stavano male… Tutto è relativo. Ma la prevenzione è sempre molto importante”. Poi si è passati al racconto della propria esperienza sportiva: “Ho fatto le scuole di alpinismo: avevo il fuoco dentro, volevo conoscere. Dal Monte Baldo, 2.200 metri, vedi tutto bellissimo; salito in cima mi sono detto “se salgo di più vedrò ancora molto di più”: la curiosità mi ha spinto. Sulle grandi cime del mondo ti senti piccolissimo”. Il senso della vita “è lasciare qualcosa per quando non ci sarò più, quindi ho iniziato a darmi da fare”. La sua esperienza in Nepal: “Ho capito che, quando sono sceso dall’alto, in basso c’erano tanti bambini orfani, soli; ve ne sono ovunque, ma io ho potuto farlo in un solo posto, a Kirtipur con 1.200 ragazze e ragazzi fino a 18 anni. I bambini hanno bisogno di volare e bravi insegnanti lo sanno fare. Le scuole sono l’unica forma di riscatto, per tutti ed ovunque. Oggi io sono lì, in quel luogo, e lì me ne sto occupando. Amo i bambini che sono liberi, loro non fanno distinzioni; tante volte anche il “vecchio” vuole diventare libero, la libertà è la cosa più importante. La montagna è silenziosa, ma se la sai ascoltare ti può dire molto. Dalle popolazioni del Nepal ho assimilato molto, sono stati maestri di vita”.

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