MANTOVA – Un anno scolastico a dir poco travagliato quello che si concluderà tra meno di un mese anche in provincia di Mantova, con problemi creati dalla pandemia ancora irrisolti dopo un anno. Problemi come i trasporti, gli ingressi a doppio turno che parecchio malcontento stanno creando a studenti e famiglie, strutturali, caratterizzati da un’assenza di piani per il futuro, e ancora di organico e organizzazione. La Cgil lancia l’allarme: “Ci sono altri problemi, meno evidenti, ma che presto passeranno alla cassa a presentare il conto. E stiamo parlando della dispersione scolastica”. “Non abbiamo ancora dati specifici – spiega Pasquale Andreozzi, segretario provinciale di Flc Cgil Mantova – ma ci sono giunte numerose segnalazioni relative all’incremento della dispersione scolastica causata, in particolar modo, dalle difficoltà di frequenza determinate dall’emergenza sanitaria in corso. Emergenza che, soprattutto nelle scuole superiori, ha costretto a molti mesi di didattica a distanza”.
Secondo il sindacato si starebbero perdendo troppi studenti per strada. Studenti che hanno smesso di andare a scuola, scoraggiati, forse, dalle difficoltà create da questa pandemia. “A essere colpite da questo fenomeno – prosegue Andreozzi – sono soprattutto le fasce socialmente ed economicamente più deboli. Ripeto, al momento abbiamo rilevazioni disorganiche e non ancora ufficiali, ma il trend di aumento della dispersione scolastica anche nel territorio mantovano sembra essere confermato“. La dispersione scolastica può avere più facce. Quella esplicita, determinata dall’abbandono della scuola, ma anche una dispersione implicita per rilevare la quale bisogna scavare un po’ di più: “C’è un indicatore di dispersione, chiamiamolo implicito, – aggiunge il segretario di Flc – che fa riferimento a quanti ragazzi non hanno ottenuto i risultati che avrebbero ottenuto in assenza di una pandemia, un mancato raggiungimento di obiettivi che può rivelarsi frustrante e spingere ad abbandonare la scuola. Una scuola che, per con tutto l’impegno profuso in questi mesi, non è stata in grado di svolgere al meglio la propria funzione. Soprattutto nelle scuole secondarie gli studenti, come tutto il personale scolastico, sono esausti, anche i discenti senza difficoltà manifestano insofferenza e distacco, a maggior nelle situazioni di fragilità personale e sociale, le istituzioni scolastiche non sono in condizione di garantire la stessa vigilanza e, tempestivo intervento, che spesso sono in grado di assolvere nelle condizioni di normalità scolastica. Ecco perché questi ragazzi si sentono abbandonati e abbandonano i percorsi di studi e anche se non abbandonano il loro livello di conoscenza, capacità, in definitiva, le loro competenze risultano compromesse. Non dimentichiamo che la scuola è da sempre un catalizzatore sociale, in grado di dare sostegno anche psicologico a famiglie e studenti in difficoltà e in quest’emergenza, forse, questo ruolo è venuto un po’ meno”.
Andreozzi sottolinea anche come queste difficoltà, questo senso di abbandono, sia stato più sentito dagli studenti con bisogni educativi speciali, di vario genere come problemi di dislessia, disgrafia, disturbo dell’attenzione, “tutte situazioni- specifica ancora il sindacalista – in cui la scuola ha da sempre svolto un ruolo di mediazione e di risoluzione, ma questo contesto di socialità negato dalla pandemia da, ormai, de anni ha reso meno efficace questo ruolo della scuola anche perché in tutto questo tempo le autorità preposte, e mi riferisco a Ministero, Ats e anche aziende del trasporto pubblico, non hanno svolto al meglio il loro ruolo”.
Il nodo trasporti, secondo la Flc Cgil, è un esempio di come sia stato male utilizzato il tempo trascorso dall’inizio della pandemia ad oggi: “A distanza di un anno – dice Andreozzi – ci troviamo con gli stessi problemi. Ossia: presenza al 70 o 75% e autobus con la capienza al 50%. Possibile che in un anno non sia stato possibile trovare nuove risorse aumentando il numero dei mezzi e degli autisti e l’unica soluzione trovata sia stata quella degli ingressi scaglionati? Un altro elemento, quest’ultimo, che ha contribuito ad aumentare la dispersione scolastica mettendo in difficoltà le famiglie”
“A Mantova – secondo il sindacato – l’impossibilità di garantire più corse che ha portato a fine anno ai turni nelle secondarie di II° sta arrecando disagio senza favorire la effettiva ripresa della qualità dell’attività didattica. Al contrario, invece, il modello dei doppi turni produce l’effetto di abbassare l’attenzione, aumentare il disagio degli studenti, delle famiglie e ovviamente dei docenti. Anche per quanto riguarda strutture e spazi – prosegue la Cgil – è stato oggettivamente fatto poco, eppure le risorse erano state messe a Bilancio. L’organico covid si è rivelato poco più di un «pannicello caldo», di cui si aspetta ancora la conferma fino alla fine dell’anno scolastico. Una conferma indispensabile se si intende dare un minimo di credibilità al “Piano estate 2021”. Sul piano però vanno avanzate critiche di merito sostanziali. Quale efficacia educativa, quale progettualità didattica può avere un piano che si propone di spendere risorse ingenti (510 milioni) emanato a un mese dalla chiusura della scuola? Basterebbe chiedere a uno qualunque dei dirigenti scolastici della provincia, e noi lo abbiamo fatto, per sentirsi dare risposte sconfortate, nel senso che ovviamente tutti loro saranno chiamati ad “inventarsi qualcosa”, sicuramente vi saranno anche docenti (per lo più a tempo determinato) che saranno disponibili ad attuare attività, il tutto però in tempi stretti, con limiti temporali strettissimi per ricevere in tempo l’uso delle risorse e senza programmazione effettiva. La scuola non è una colonia estiva o un luogo ricreativo (sebbene anche le colonie e qualsia attività organizzata che abbia a che fare con i ragazzi e le ragazze, richieda una seria programmazione oraria e di contenuto)”. Fare scuola richiede un tempo dedicato alla progettazione, un tempo dedicato all’organizzazione e un tempo finale, cruciale, dedicato alla didattica: “In questa fase dell’anno – aggiunge Andreozzi – è difficile da programmare, anche perché è difficile mettere in spesa le risorse necessarie e dal punto di vista organizzativo sarebbe stato meglio prolungare fino al 31 agosto i contratti dei precari in scadenza al 30 giugno”.