MANTOVA – “La mia previsione, che spero sia smentita dai fatti, è che di fronte a un’immutata incapacità di intervenire strutturalmente su spazi e trasporti, nonostante due anni vissuti in emergenza a causa della pandemia, l’anno scolastico in provincia di Mantova inizierà con le stesse difficoltà di quello appena concluso”. Non vuole essere una Cassandra, Pasquale Andreozzi, segretario provinciale di Flc Cgil Mantova, ma con queste parole intende lanciare un allarme basato su riscontri concreti. E il rammarico più grande è che i nodi critici, più che evidenti dall’inizio dell’emergenza covid nel mondo della scuola, rimangano sempre gli stessi: spazi insufficienti, vetustà delle strutture e trasporto pubblico. “È assurdo – prosegue Andreozzi – che dopo due anni di emergenza ci troviamo ancora in questa situazione. È inconcepibile che in un paese come l’Italia non si sia trovato il modo di investire le cifre necessarie a costruire nuovi spazi nelle scuole e che, a Mantova e provincia, l’azienda che gestisce il trasporto pubblico non sia stata in grado di reperire sul mercato un numero sufficiente di mezzi, e personale, per garantire il turno unico di ingresso nelle scuole superiori”.
Il doppio turno di ingresso e uscita dalle scuole superiori, infatti, come si ricorderà è stata la soluzione messa in campo dagli enti e dalle aziende preposte per far fronte al problema dei trasporti e dei mezzi che non potevano superare un 50% di capienza. “Una soluzione – prosegue il segretario d Flc Cgil – quella del doppio turno di ingresso e uscita che ha creato più problemi che altro a famiglie e istituti, con ragazzi che tornavano a casa alle 17 con i compiti da fare per il giorno dopo e altre incombenze come attività sportive alle quali non è giusto che rinuncino. Qualcuno ha inteso banalizzare l’aperta ostilità di tutto il mondo scolastico al doppio turno o relegarla nell’ambito delle scelte di comodo per le famiglie o corporative per il personale. Questi critici sembrano non vedere che tale ostilità derivi dalla constatazione che il doppio turno lungi dal garantire la sicurezza sanitaria, peggiora la qualità dell’insegnamento/apprendimento. Senza dimenticare che il personale Ata e docente rimane insufficiente, nonostante un leggero incremento generato dall’organico covid, che però si è rivelato poco più di un pannicello caldo“.
L’altro grosso nodo che rimane ingarbugliato più che mai è quello degli spazi, presente da molto tempo nelle datate scuole mantovane, ma reso drammaticamente evidente dall’emergenza covid: “Abbiamo istituti superiori come il D’Arco-Este e il Fermi – spiega Andreozzi – che versano in una situazione di sofferenza per la carenza di spazi e di aule. E, secondo quelle che sono le mie fonti, il prossimo anno scolastico la situazione sarà ancora più difficile dovendo rispettare norme che impongono un certo numero di alunni per classe con distanziamento e tutto il resto. Ma in questi anni non è stato fatto un bel nulla, e non mi riferisco solo agli esempi citati ma in generale, per far fronte a questi problemi”.
Eppure a marzo 2020 le Organizzazioni Sindacali e i Dirigenti Scolatici mantovani avevano dato vita a diversi gruppi di lavoro per i vari gradi di istruzione ed erano state erborate strategie di intervento per ovviare ai noti problemi, ma queste strategie, ancora valide, non hanno avuto seguito. Per le scuole superiori erano stati individuati due nodi strategici: gli spazi e i trasporti ed era stato evidenziato che senza un intervento strutturale su questi due punti non sarebbe stato possibile affrontare in modo adeguato l’anno in corso (20/21). Risultato? ” Non è stato fatto un bel nulla – afferma Andreozzi – il dibattito istituzionale si è rivelato inconcludente e non ha coinvolto i sindacati e l’insieme del mondo scolastico”.
Per quanto riguarda l’aspetto sanitario “con Ats – prosegue il sindacalista – il rapporto era stato inizialmente un po’ difficile, ma poi si era trovata una sorta di quadra grazie soprattutto all’istituzione di canali diretti di comunicazione fra scuola e Azienda Sanitaria”. Ora c’è un’arma in più che è quella dei vaccini, “ma con una percentuale a livello nazionale del 3% di vaccinati nella fascia 12-19 – prosegue Andreozzi – è difficile che a settembre si arrivi a superare un 7-8 % e questa variante Delta sembra correre molto fra i giovani, per cui riteniamo molto importante, come Cgil, che tutti gli insegnanti e il personale scolastico a contatto con i ragazzi si vaccini perché, è noto, che il virus è più pericoloso nelle fasce over 60″.
Insomma, i rischi del doppio turno e di altre Didattiche a distanza è tutt’altro che scongiurato nonostante i vaccini: “Siamo davanti a un grande pericolo – dice ancora Andreozzi – e la mia preoccupazione da sindacalista, e da insegnante che ha visto la sofferenza di dirigenti, famiglie, degli insegnanti e del personale scolastico, a causa di disposizioni sovrapposte, contraddittorie che, in definitiva, ha visto le scuole e tutti gli operatori scolastici affrontare in solitudine o costruendo reti di solidarietà operativa informali, il tutto resto pesante dal confinamento didattico causato dalla DaD. Ma se le cose stanno così, la situazione è già drammatica oggi“.