Sempre meno dipendenti negli enti statali culturali. La Cgil denuncia la situazione a Mantova

MANTOVACONTRO L’ABBANDONO DEL MINISTERO DELLA CULTURA è il titolo e la ragione che il 4 luglio fa partire la mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici del Ministero della Cultura. Il lavoro aumenta e il piano di assunzioni non decolla. Mancano all’appello 9 mila persone.

La Funzione Pubblica CGIL Mantova denuncia la situazione negli Enti del nostro territorio. A Mantova Palazzo Ducale soffre da anni di carenza del personale di vigilanza. Dal 2010 ad oggi tra pensionamenti e trasferimenti gli addetti alla vigilanza si sono praticamente dimezzati nel numero, oggi sono 44 di cui 5 a tempo parziale, mentre l’organico dovrebbe essere di 78 persone. Negli uffici, che seguono anche il Museo Archeologico, non va meglio: 6 sono gli amministrativi e funzionari che andranno in pensione nel 2022, mentre nessun nuovo arrivo è in programma. Gli affidamenti dei servizi alle cooperative per il sostegno dei servizi di vigilanza e di bigliettazione devono fare i conti con le disponibilità economiche pur garantite dall’autonomia del museo. Eppure sono e continuano ad essere 34 mila i metri quadrati su cui si estende l’inestimabile patrimonio di Palazzo Ducale. La mancanza di personale costringe a organizzare aperture e fruibilità dei percorsi turistici limitate rispetto alla potenzialità attrattiva del complesso museale. Il danno per la città non ha bisogno di essere ulteriormente documentato.

L’Archivio di Stato ha visto ridurre i suoi addetti a 9 unità, numero in cui è ricompreso anche il direttore. Solo nel 2018 gli addetti erano complessivamente 15, ma già erano in sotto organico. Sono attualmente in servizio 3 persone addette alla vigilanza. Numeri insufficienti a garantire la fruibilità al pubblico e agli studiosi del patrimonio culturale e storiografico custodito dall’archivio. Non sarà certo l’unica persona attesa a Mantova a seguito dell’ultimo concorso a risollevare le condizioni ingestibili di mancanza di personale.

La Soprintendenza dei beni artistici e del paesaggio delle province di Cremona, Lodi e Mantova costituisce un vero paradosso di come il Ministero, lo Stato non abbia cura di sé stesso. La nuova Soprintendenza nasce nel 2018 e prende sede nella nostra città. Prevede in organico 58 unità di personale. Ma il personale in forza è di sole 20 unità di cui 2 sono amministrativi e 2 sono gli addetti alla vigilanza. Il personale tecnico scientifico è competente e motivato. E’ anche giovane. Ma ecco il paradosso: la carenza di personale determina difficoltà organizzative e mina l’efficacia del lavoro. Ma soprattutto mina la spinta propulsiva ci cui necessita la pubblica amministrazione per essere all’altezza del suo compito e fornire servizi all’altezza delle aspettative di cittadini e imprese.

Eppure, una scommessa, a livello nazionale, sembrava esser stata fatta. E’ certo che non è stata conseguente dal punto di vista degli investimenti in risorse umane. Serve un grande piano di assunzioni e una semplificazione e velocizzazione delle procedure.

E le ragioni della mobilitazione non finiscono qui. C’è il capitolo che riguarda il PNRR. In capo al Ministero della Cultura ci sono 6,5 miliardi da spendere direttamente e in più è previsto un suo parere vincolante sui progetti e le missioni in capo ad altri ministeri, soprattutto quelli inerenti la transizione ambientale. Le soprintendenze territoriali dovranno svolgere l’attività istruttoria senza che sia stato previsto un aumento di personale in grado di rispondere adeguatamente alla mole di lavoro da svolgere in tempi brevissimi.

Il patrimonio artistico e culturale del nostro Paese è la vera materia prima dell’Italia. I lavoratori e le lavoratrici del Mic vogliono tutelare, proteggere e valorizzare beni che non sono sostituibili. Giustamente pretendono di essere messi nelle condizioni di svolgere al meglio il proprio compito.

Al centro della protesta indetta a livello nazionale, unitariamente dai sindacati di categoria vi è la drammatica carenza di personale a livello nazionale, con appena 567 dipendenti in servizioa fronte di una dotazione teorica di circa 19.000 unità. I concorsi sono fermi al 2019/21, con numeri peraltro insufficienti. Il ministero non è in grado di reggere nemmeno i compiti ordinari. Abbiamo una situazione sul territorio che è al limite della chiusura per molti uffici, soprattutto per quelli più piccoli, o quelli più discriminati dalle scelte organizzative, come possono essere gli archivi di Stato, le biblioteche, le soprintendenze. Ma anche lo stesso sistema museale ormai fa fatica a reggere i ritmi e le politiche degli orari che si intendono attuare. Esiste un problema di forte arretramento del servizio pubblico, di tutela del patrimonio culturale che il Ministero dovrebbe garantire ai sensi dell’articolo 9 della Costituzione.

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