Serata di grandi emozioni nel ricordo di Giuseppe De Donno

MONTANARA (CURTATONE) Il cortile di Corte Spagnola si è riempito rapidamente. Tanta, tanta gente ieri sera non ha voluto mancare alla serata in ricordo di Giuseppe De Donno, a un anno esatto dalla scomparsa del primario della Pneumologia dell’ospedale Carlo Poma che tanto si era battuto durante la prima ondata della pandemia per diffondere e difendere il valore della plasmaterapia.
La sua Curtatone, dove De Donno era cresciuto e dove aveva sempre vissuto, ha voluto esserci per rendere ancora una volta omaggio alla sua figura e a quella del suo amico Massimo Franchini, primario del Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale di Mantova, e compagno nella non facile battaglia per far si che il plasma iperimmune venisse riconosciuto come cura contro il Covid quando ancora non esistevano vaccini e terapie per fronteggiarlo.

Proprio Franchini è stato il protagonista della serata durante la quale ha presentato il suo libro “Giallo plasma. Una storia di coraggio e speranza ai tempi del Covid” che racconta il lavoro di ricerca suo e di De Donno, tra numerosi episodi, noti e meno noti, fino al tragico epilogo. Francesco, Diego e Pamela sono solo alcuni dei pazienti guariti grazie al plasma iperimmune. Le loro storie – fatte di disperazione, ma anche di coraggio – catapultano il lettore nel buio di quel periodo e contemporaneamente nella luce del lavoro del personale ospedaliero, nella solidarietà dimostrata, nelle amicizie nate nel reparto, nell’affetto e nella stima professionale che legano Franchini e De Donno. Il libro del resto si rivolge soprattutto a chi desidera ricordare De Donno attraverso il racconto delle sue qualità umane e professionali.
Quelle qualità che in tanti dei presenti alla serata di ieri avevano conosciuto. Senz’altro le aveva conosciute il sindaco di Curtatone Carlo Bottani, grande amico di Giuseppe, che ieri sera è intervenuto ricordando un momento felice del medico: la serata in cui insieme si recarono Lequile, comune salentino alle porte di Lecce (il papà di De Donno era originario del Salento) dove al primario venne conferita la cittadinanza onoraria quale tributo al suo grande valore umano e professionale dimostrato. E con Bottani è salito sul palco proprio il sindaco di Lequile Vincenzo Carlà, che ieri si è fatto mille chilometri per essere a Corte Spagnola e oggi ne ha fatti altri mille per tornare in Salento, ma che per nulla al mondo avrebbe rinunciato alla serata in ricordo di De Donno.

Tra il numeroso pubblico che ha potuto seguire anche l’esibizione del tenore Angelo Goffredi, oltre ai familiari di De Donno, anche i direttori generali di Asst Mara Azzi e di Ats Salvatore Mannino, alcuni amministratori pubblici, e diversi medici tra cui il primario della Ginecologia del Poma Gianpaolo Grisolia che con De Donno, durante quei mesi del 2020, condivise alcune battaglie importanti come quella che portò alla guarigione di Pamela, la donna incinta che riuscì a salvarsi proprio grazie alle trasfusioni di plasma con anticorpi delle persone guarite dal Covid.
Tanti i momenti di grande emozione vissuti durante il racconto di Franchini, e in molti non sono riusciti a trattenere le lacrime.Durante la serata sono stati anche premiati Luigi Vezzosi e Laura Rubagotti, due professionisti di Ats ValPadana che stanno portando avanti studi importanti contro le ultime varianti del Covid. Finale di grande suggestione con l’accensione delle candele che erano state consegnate all’ingresso di Corte Spagnola: tante luci ma senz’altro molte meno di quelle che è riuscito ad accendere Giuseppe nella vita delle persone che ha guarito durante la sua brillante carriera, tante luci quanti sono stati i grazie che ieri sera sono saliti al cielo. Grazie dottor De Donno!

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