Sfruttamento dei lavoratori immigrati, la Prefettura lancia un progetto per far incontrare domanda e offerta occupazionale

MANTOVA – Lotta a a tutto campo allo sfruttamento del lavoro. La Prefettura di Mantova scende di nuovo in campo con un progetto, che sarà attivato nel 2023, destinato ai lavoratori stranieri che trovano ospitalità nei centri accoglienza del Mantovano. Per loro si vuole attivare una rete e un percorso affinchè possano esssere immessi regolarmente nel mondo del lavoro ed essere così sottratti a qualsiasi forma di sfruttamento. L’obiettivo, facendo incontrare domanda e offerta, è di immetterne inizialmente una ventina nel mondo del lavoro.
E’ quanto annunciato stamani al Mamu dallo stesso Prefetto di Mantova Gerlando Iorio durante il convegno conclusivo di presentazione dei risultati del progetto “Multitasking” – Multiagenzia e Task force contro le InGiustizie dello sfruttamento lavorativ”, finanziato dal Fondo Asilo Migrazione Integrazione (FAMI) 2014-2020, in cui la Prefettura di Mantova ha assunto il ruolo di capofila. Il progetto, condiviso con la Prefettura di Cremona, si affianca all’azione di contrasto al fenomeno del lavoro nero e del caporalato portata avanti dalle Forze di Polizia nel corso degli ultimi anni.

Grazie alle iniziative dispiegate dai partner che hanno supportato la Prefettura di Mantova nello sviluppo delle azioni progettuali – precisamente l’Associazione LULE Onlus di Abbiategrasso, gli Enti Bilaterali E.B.A.T. C.I.M.I. “Cassa integrazione malattia infortuni” di Mantova e C.A.P.A. “Centro di addestramento professionale agricolo” di Cremona, la Fondazione “Somaschi” e la Cooperativa Sociale “Koala” – è stata avviata una rete di interscambio e condivisione tra attori istituzionali e privato sociale al fine di mappare, analizzare e sviluppare soluzioni nella lotta allo sfruttamento dei lavoratori, con particolare riferimento ai settori agricolo e tessile.

Ciò ha trasformato il territorio di Mantova in una sorta di “laboratorio permanente” per l’elaborazione di strategie innovative che si porranno in posizione di complementarietà rispetto all’azione di prevenzione e repressione delle Forze di Polizia: nell’arco di 12 mesi, sono stati, infatti, coinvolti in interventi mirati di informazione, sostegno e monitoraggio circa 200 cittadini di paesi terzi, 120 operatori del cosiddetto “Terzo Settore” – compresi il personale degli Enti Gestori di C.A.S. – e 118 realtà datoriali.

Da quanto illustrato durante il convegno, che ha visto tra gli altri anche la partecipazione dell’esperta internazionale Maria Grazia Giammarinaro, docente in Diritti Umani e studiosa di politiche di prevenzione e contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura, già Relatrice Speciale dell’Onu, è emerso come il fenomento dello sfruttamento dei lavoratori provenienti da Paesi terzi negli ultimi vent’anni si sia molto amplificato. L’agricoltura con il “caporalato” è ovviamente il settori più colpito, ma ci sono anche altri comparti a rischio come il tessile, l’autotrasporto internazionale e la spedizione merci (con i lavoratori controllati anche tramite App).
Come contrastare tutto ciò? Mettendo in crisi questo modello imprenditoriale che è stato di successo per coloro che lo hanno applicato attraverso ispezioni con il sistema della multiagenzia ma anche con la presenza di mediatori culturali e operatori sociali in grado di far capire al lavoratore sfruttato che puà avere un’alternativa, compreso un luogo protetto dove poter andare. E servono risposte veloci “perchè – è stato sottolineato – un lavoratore ha bisogno di riuscire a mantenere se stesso e la sua famiglia. Se aspettiamo i tempi della burocrazia o quelli della giustizia nessuno avrà il coraggio di denunciare la situazione di sfruttamento”.

 

 

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