Sicurezza, assunzioni, contratti: il 9 dicembre, pubblica amministrazione in sciopero

MANTOVA – Il 9 dicembre la pubblica amministrazione, nei comparti delle Funzioni Locali, della Sanità e delle Funzioni Centrali, ha proclamato lo sciopero per chiedere potenziamento delle misure di sicurezza, rinnovo del contratto nazionale scaduto e piano straordinario di assunzioni.

“E’ stata una scelta sofferta per la situazione generale in cui versa il Paese e per il ruolo strategico che riveste il settore pubblico. Non siamo persone irresponsabili – spiegano i sindacati -. Siamo gli stessi che nella fase acuta della pandemia hanno lavorato alla riconversione dei servizi e sottoscritto i protocolli di sicurezza per garantire salute e diritti non solo dei lavoratori ma anche dei cittadini.

Chiediamo di avere rispetto per le lavoratrici e i lavoratori del settore pubblico. La legge di bilancio deve cambiare la Pubblica Amministrazione ed avviare il confronto sul rinnovo contrattuale. Il Governo ha deciso, senza confronto, quali importi destinare al settore pubblico, trascurando i problemi irrisolti in cui versano il lavoro pubblico e le pubbliche amministrazioni. Non è solo una questione salariale. In ogni caso le cifre contenute nella legge di bilancio, di cui i media parlano, sono fuorvianti. Gli aumenti calcolati con la “media del pollo” non restituiscono il quadro di differenze tra i settori e i diversi livelli salariali nei comparti e per la dirigenza.

I dipendenti pubblici chiedono la riforma del loro sistema di inquadramento e sviluppo professionale, aumenti salariali non inferiori a quelli dei colleghi del settore privato, il miglioramento delle indennità, a fronte del maggiore impegno e disagio lavorativo richiesto, in sanità, come nelle funzioni centrali e locali.

Per innovare la Pubblica Amministrazione sono necessari investimenti, cambiamenti dell’organizzazione dei servizi e del lavoro, così come sono irrinunciabili nuove assunzioni, risorse per i rinnovi contrattuali e misure efficaci per la prevenzione e sicurezza dei lavoratori e degli utenti.

Senza cambiamenti nella legge di bilancio che chiude il triennio 2019-2021 la Pubblica Amministrazione non farà nessun passo in avanti nella azione collettiva di miglioramento e riforma del Paese.

Abbiamo proclamato lo sciopero perché’, dopo aver indetto lo stato di agitazione ad ottobre, dopo aver manifestato fuori dagli ospedali il 13 novembre, semplicemente non ci sono state risposte da parte del nostro datore di lavoro.

Lo chiediamo ancora, chiediamo di prevedere un piano straordinario di assunzioni in grado di colmare le gravi carenze negli organici presenti in tutte le pubbliche amministrazioni, create da decenni di blocco delle assunzioni e dalla politica dei tagli lineari alla spesa pubblica. Politiche, queste ultime, che compromettono la qualità e la quantità dei servizi erogati ai cittadini e alle imprese. Evidenza confermata proprio nei primi mesi della pandemia e che ha messo drammaticamente in luce le insufficienti dotazioni di personale sanitario e di risorse strumentali per tutte le amministrazioni.

Chiediamo di rispondere positivamente alle aspettative di stabilizzazione dei precari assunti che, nella sola piccola provincia mantovana sono oltre 100, quasi tutti concentrati in sanità.

Chiediamo di creare le condizioni che rendano possibile la distribuzione di mascherine FFP2 a tutto il personale operante in luoghi ad elevato afflusso di persone o dove si verificano più facilmente assembramenti: alle educatrici dei nidi e alle maestre della scuola dell’infanzia per proteggere al meglio la loro salute e quella dei bambini.

Chiediamo di creare le condizioni per intensificare gli screening del personale che lavora a contatto con il pubblico.

Chiediamo di consentire alla contrattazione di disciplinare il rapporto di lavoro svolto in modalità agile e alle rappresentanze dei lavoratori di confrontarsi sulle scelte organizzative delle amministrazioni inerenti l’utilizzo dello smart working che deve divenire una leva di miglioramento organizzativo, oltreché uno strumento di incremento della qualità dei servizi e di conciliazione vita-lavoro.

La nostra non è una battaglia per riconoscere privilegi a lavoratori e lavoratrici “garantiti”, come è stato rappresentato erroneamente da una parte del sistema mediatico all’opinione pubblica.

Al contrario, vogliamo poter riconoscere il contributo dato dai lavoratori dei servizi pubblici in questa fase e lavorare per trainare la riorganizzazione e l’innovazione delle pubbliche amministrazioni al fine di sostenere il rilancio economico e sociale del Paese.

Il lavoro pubblico assicura servizi fondamentali ed essenziali per le nostre comunità. Deve essere in grado di rispondere alle richieste di cittadini e imprese.

Per questa ragione siamo regolamentati nell’esercizio del diritto di sciopero da una legge che non consentirà ai lavoratori dei servizi essenziali di astenersi dal lavoro. Per questo non c’è alcun rischio di blocco del Paese.

I lavoratori che aderiranno alla protesta lo faranno responsabilmente, esercitando un diritto costituzionalmente garantito con sacrificio, perché rinunceranno alla retribuzione per agire la forma di conflitto più forte di cui dispongono, al fine di portare avanti le istanze di miglioramento contrattuale e le tutele di tutti i cittadini ai quali, senza risposte su assunzioni e investimenti nella PA, non potranno erogare più servizi con maggiore efficienza ed efficacia.

Lavorare per lo Stato, per un Comune, per un Ospedale, come i dipendenti pubblici hanno fatto e faranno, implica un senso di adesione alla missione generale di tutela pubblica degli interessi generali.

Dalle scelte che Governo e Parlamento effettueranno con la legge di bilancio si vedrà se si vuole veramente promuovere, innovare e difendere il settore pubblico per garantire servizi all’altezza dei tempi e delle necessità di cittadini e imprese”.

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