MANTOVA – Non si ferma la protesta dei lavoratori metalmeccanici in tutta Italia. Anche nella giornata di ieri e di oggi scioperi e presidi in diverse aziende del settore per chiedere a Federmeccanica la riapertura del tavolo delle trattative per il rinnovo dl contratto collettivo, ferme ormai dallo scorso mese di ottobre. In provincia di Mantova ieri si sono fermati le lavoratrici e i lavoratori della Lavorwash per otto ore, mentre questa mattina sciopero di due ore alla Marcegaglia di Gazoldo degli Ippoliti, all’inizio del primo turno. Il presidio dei lavoratori è stato indetto davanti la palazzina impiegati di Marcegaglia a Gazoldo degli Ippoliti. Monica Tonghini, Segretaria generale FIM Cisl Asse del Po, spiega: “Il presidio si è reso necessario a causa della reiterata e grave chiusura delle associazioni datoriali che perseverano nell’indisponibilità ad aprire il negoziato e avviare un confronto serio sulle rivendicazioni sindacali contenute nelle piattaforme Fim, Fiom e Uilm a partire dall’aumento del salario e l’estensione dei diritti dei lavoratori. Resta confermato in tutte le fabbriche il blocco degli straordinari e di tutte le flessibilità. Inoltre, è previsto il blocco della sottoscrizione dei piani formativi finanziati dai Fondi Interprofessionali.”
Sciopero di un’ora e mezza, invece, alla Zanotti di Polesine con un affollato presidio. “Le lavoratrici e i lavoratori sono stanchi di questa situazione – spiega Marco Massari, segretario generale della Fiom Cgil di Mantova – e chiedono a Federmeccanica di riaprire il tavolo delle trattative. Devono sapere che non abbiamo nessuna intenzione di fermarci, ma continueremo con scioperi e manifestazioni fino a quando questa trattativa non sarà riaperta e si inizierà a ragionare del rinnovo sulla base della piattaforma proposta, e votata con oltre il 98% dei consensi, dalle lavoratrici e dai lavoratori del settore. E non sulla basa di una contro-piattaforma proposta da Federmeccanica. Continueremo a lottare per i nostri diritti e per un contratto giusto che preveda l’aumento dei salari, il contrasto della precarietà e la riduzione degli orari di lavoro”. Con queste ulteriori 8 ore proclamate il 7 aprile dalla Segreterie nazionali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm, e articolate in maniera differente sui territori, si arriva a 32 ore di sciopero da quando si sono interrotte le trattative per il rinnovo.