MANTOVA – E’ di tre persone arrestate e otto indagati il bilancio di un’indagine che vede una società al centro di un giro di finti badanti, uomini e donne, teso all’ottenimento del permesso di soggiorno. I tre arrestati, ora ai domiciliari, sono tutti italiani e sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nel corso dell’operazione, che ha visto impiegati oltre 100 militari delle fiamme gialle, sono state eseguite 14 perquisizioni arrivate fino a Mantova oltre che nelle province di Siena, da dove è partita l’indagine, Firenze, Arezzo, L’Aquila e Viterbo.
Al centro dell’operazione una società di servizi alla persona di Chianciano Terme (Siena) che avrebbe fornito documentazione falsa per ottenere il permesso di soggiorno chiedendo in cambio compensi che andavano dai 50 ai 4mila euro a seconda del ‘servizio’ offerto: falsa busta paga, dichiarazione di ospitalità, assunzione fittizia.
Secondo quanto accertato dalla guardia di finanza coordinata dalla procura di Siena, dal maggio 2021 a oggi la società aveva assunto 347 badanti stranieri, donne e uomini, dei quali solo 58 impiegati realmente in attività lavorativa.
I servizi sarebbero stati offerti anche a favore di extracomunitari residenti in Francia e Germania.
La misura cautelare degli arresti domiciliari è scattata per il promotore della società e per i suoi due più stretti collaboratori. Le tre persone finite ai domiciliari erano rientrate in Italia il 28 febbraio e avevano un biglietto per la Tunisia il 7 marzo per poi non fare più ritorno, da qui la necessità dell’esecuzione della misura cautelare, eseguita lo scorso 6 marzo, per concreto pericolo di fuga.
E dalla Tunisia giungevano in Italia la maggior parte di finti badanti ai quali, dietro corrispettivo, erano forniti finte buste paga, assunzioni fittizie o anche permessi di soggiorno. E sempre in Tunisia era stato aperto uno dei conti correnti all’estero dove veniva trasferito il denaro illecito versato dai migranti in una prepagata intestata alla società toscana.
“L’indagine è stata complessa e condotta con intercettazioni e pedinamenti per poter dimostrare che i badanti non svolgevano alcuna attività” ha sottolineato il procuratore facente funzione di Siena Siena Nicola Marini.