Suzzara, ecco il progetto di un parco giochi inclusivo nello spazio dell’Olga Villi

SUZZARA – L’Amministrazione del Comune di Suzzara ha approvato il progetto per l’implementazione del parco Olga Villi di via Mantova con un parco giochi inclusivo, al fine di partecipare al bando regionale che assegnerà fondi per interventi diretti a favorire l’inclusione delle persone con disabilità. L’obiettivo può essere raggiunto attraverso la realizzazione di attività ludico-sportive in aree accessibili e attrezzate con strutture ludiche, percorsi e altri componenti che consentano a tutti i bambini, anche con condizioni di disabilità, di svolgere in sicurezza attività ludico-motorie garantendo interazione, socializzazione e sviluppo delle facoltà cognitive.
La Regione mette a disposizione un contributo, a fondo perduto, fino al 95% delle spese di progetto pari a 30mila euro.
L’ intervento complessivo è ipotizzato in 37.500 euro, di cui 7.500 euro sarebbero finanziati con mezzi propri.
L’obiettivo del miglioramento dell’area verde è quello di completare le micro-infrastrutture esistenti con materiale ludico-ricreativo e opere edili accessorie, rispettando sia la vocazione propria dell’area che la funzione ad essa attribuita. Il parco giochi, nato per bambini in età prescolare, vedrà la riqualificazione di alcune attrezzature per il gioco al fine di migliorare qualità e fruibilità, con un’attenzione particolare all’inclusività, senza trascurare le caratteristiche di durabilità e bassa richiesta manutentiva degli elementi installati e delle lavorazioni attuate.
Questo progetto rappresenta la possibilità di dare risposta concreta al bisogno delle famiglie e dei bambini con disabilità per avere un luogo che possa “ricomporre” quella separazione tra bambini aventi età similari ma con differenti capacità e autonomie.
La presenza di strutture attrezzate che favoriscano il gioco condiviso in contesti sicuri permetterà infatti a tutti i genitori di fruire ugualmente di spazi pubblici, aperti e condivisi, facilitando la socializzazione e conseguentemente la “normalizzazione” della disabilità, così come indicato anche dalla letteratura in ambito pedagogico.