Terapie intensive al limite ma gli ospedali mantovani reggono. Lunedì parte la riorganizzazione dei presidi lombardi

Terapie intensive al limite ma gli ospedali mantovani reggono. Lunedì parte la riorganizzazione dei presidi

-MANTOVA – Terapie intensive piene, posti letto sempre più difficili da recuperare, medici, infermieri e operatori sanitari che lavorano incessantemente e con ritmi elevatissimi da giorni. Ma i tre ospedali dell’Asst di Mantova e quindi, il Carlo Poma, Asola e Pieve di Coriano, stanno reggendo bene di fronte all’emergenza coronavirus. E fortunatamente nessuno del personale operante presso i tre presidi ha dovuto ricorrere all’isolamento per contagio proprio o di persone vicine.
I tre ospedali, a differenza ad esempio dell’Oglio-Po di Casalmaggiore tutto destinato a pazienti Covid-19, rimangono “aperti” quindi destinati sia a pazienti contagiati che non. In terapia intensiva a Mantova i pazienti positivi oggi erano una decina. La struttura è al limite al punto che è stato difficilissimo in giornata trovare un posto per un malato mantovano che abbisognava della rianimazione. Poi il miglioramento di un paziente con il suo relativo trasferimento a un altro reparto ha consentito di trovare il posto.
Ad Asola sempre oggi i positivi erano sette.
E l’emergenza coronavirus porterà anche dalla prossima settimana dei cambiamenti importanti nella riorganizzazione degli ospedali Lombardi.
Mantova diventerà “hub”, centro dunque di riferimento per Cremona, in particolare per l’area dell’Oglio Po, per la cardiologia, la cardiointerventistica, ictus e trombolisi. Da Brescia per una serie di specializzazioni tra cui neurochirurgia, chirurgia vascolare, trauma maggiore. Questo significa che i pazienti di queste due aree che dovessero aver bisogno di un intervento o una prestazione per queste situazioni saranno trasferiti a Mantova. 
Sul fronte coronavirus invece Mantova continuerà a ricevere pazienti soprattutto dall’area del cremonese ma anche da altri ospedali.