Terremoto Turchia e Siria, oltre 20 mila morti. Ancora salvataggi miracolosi

Sono passate ben più delle 72 ore che i soccorritori considerano in media la deadline oltre la quale è quasi impossibile trovare sopravvissuti sotto le macerie, ma la forza della vita riesce a superare la media statistica anche con temperature glaciali e senza acqua. E il miracolo è avvenuto per Mohammed, bimbo di 9 o 10 anni, estratto vivo dopo 80 ore dalle macerie di un palazzo di quattro piani crollato nel distretto di Elbistan a Kahramanmaras, luogo dell’epicentro del terremoto del 6 febbraio e che finora ha registrato in totale 650 scosse di assestamento. ABelen, nella provincia devastata di Hatay, è stata salvataun’intera famiglia, padre, madre e tre figli, dopo 82 ore.
Purtroppo il triste elenco di chi non ce l’ha fatta a sopravvivere al tremendo terremoto che ha colpito Turchia e Siria si è allungato fino a contare oltre 20 mila morti.
Non si hanno ancora notizie di Angelo Zen, l’imprenditore veneto di cui si sono perse le tracce a Kahramanmaras, e neppure della famiglia di sei persone di origine siriana ma con cittadinanza italiana della cui scomparsa si è appreso solo ieri.
“Siamo in contatto con le famiglie e i vigili del fuoco stanno facendo tutto il possibile”, ha detto il ministro degli EsteriAntonio Tajani che informa costantemente sullo stato delle ricerche e a cui la famiglia di Zen ha delegato proprio la gestione delle notizie.
Intanto quasi 30.000 persone sono state evacuate da Kahramanmaras su pullman, treni e aerei verso strutture ricettive in varie parti della Turchia. E si sono sbloccate anche le prime forniture verso la Siria. Il primo convoglio umanitario con le insegne Onu è transitato attraverso il valico di frontiera di Bab al-Hawa verso le zone controllate dai ribelli, ma non si sono placate le polemiche sulle sanzioni internazionali imposte a Damasco nel 2011 denunciate oggi anche dai missionari salesiani secondo i quali “la solidarietà internazionale si è mobilitata ma non trova sempre la via per arrivare ai destinatari ultimi”. Anche l’Onu ribadisce che gli aiuti di emergenza in Siria, dove sono 11 milioni le persone che hanno bisogno di assistenza, “non devono essere politicizzati”.