MANTOVA – Coinvolgere i detenuti nell’attività di promozione della salute con obiettivi di rieducazione e recupero: questo lo scopo del percorso “La parola come cura”, nato dalla collaborazione fra Medicina penitenziaria di Asst, Casa circondariale di Mantova e l’associazione “La corte dei poeti” nell’ambito del Festival Mantova Poesia. L’iniziativa fa ricorso alla lettura, alla scrittura creativa e alla poesia nell’ambito del progetto Empowerment Milione 4.0.
E proprio il benessere della comunicazione sarà al centro della nuova edizione dell’iniziativa che proporrà sei incontri condotti dai docenti universitari Giuliana Adamo e Luciano Zampese. Appuntament, dunque il 4 e 25 febbraio, il 10 marzo, il 14 aprile, il 19 maggio e il 23 giugno, dalle 14 alle 17, nelle aule scolastiche del carcere, con la sezione femminile e maschile. Agli incontri saranno presenti i membri della Corte dei Poeti e il personale sanitario di medicina penitenziaria.
Giuliana Adamo è fellow del Trinity College di Dublino dove insegna alla School of Languages, literatures and cultural studies. Tra i suoi interessi il genere romanzo nel canone occidentale, la poesia, il teatro, l’opera, la traduzione, la comparatistica, la storia. Luciano Zampese è stato docente di latino e greco nei licei, insegna linguistica italiana all’università di Ginevra.
Durante gli incontri si punterà sull’uso comunicativo, espressivo, sempre terapeutico della parola, basato sull’ascolto, la comprensione, la rielaborazione di quanto udito o letto e nella restituzione individuale di quel che si è appreso e di ciò che si vuole esprimere.
“Intendiamo invogliare i partecipanti alla lettura e alla scrittura – spiega Giuliana Adamo – attraverso sollecitazioni che terranno conto dei loro desideri, attese, capacità. Deciso un tema generale, mediante brevi letture di passaggi tratti da letteratura, poesia, teatro a cui seguiranno i commenti nostri e dei partecipanti, vogliamo suscitare interesse, curiosità, emozioni su cui ognuno potrà fare leva per trovare un proprio modo di raccontarsi, scrivendo e poi leggendo agli altri il proprio elaborato. Sono in gioco identità e libertà, inclusione e rispetto, capire e capirsi, coraggio e ironia, consapevolezze e speranza. Ecco perché la parola può salvare e migliorare le nostre esistenze”.
Al termine della rassegna è in programma un saggio in cui i partecipanti, individualmente o in piccoli gruppi, a seconda della loro scelta, presenteranno i loro lavori.