Tragedia di Sabbioneta, confermati in appello 14 anni di carcere per Gianfranco Zani

Bancarotta, Antonio Caranci patteggia tre anni

SABBIONETA – Incendio doloso e omicidio colposo: queste le accuse confermate anche in secondo grado. Lo ha deciso la Corte d’Assise d’Appello di Brescia, che ha avallato in toto la sentenza già emessa dai giudici mantovani un anno fa nei confronti di Gianfranco Zani, 55enne di Casalmaggiore, in carcere per aver appiccato il fuoco all’abitazione coniugale. I fatti si erano svolti il 22 novembre 2018 a Ponteterra di Sabbioneta: nella circostanza era morto per asfissia il figlio 11enne di Zani, Marco. Sposata dunque anche in secondo grado la tesi difensiva dalla legale dell’imputato, Laura Ferraboschi, che aveva chiesto di derubricare i capi di imputazione da omicidio volontario a colposo e dell’incendio doloso in danneggiamento. Zani è stato dunque ritenuto responsabile del fatto di aver appiccato l’incendio, ma non di aver voluto uccidere il figlio. Secondo quanto ricostruito da un’intercettazione ambientale in carcere, durante un colloquio con la sorella, Zani aveva ammesso di essere entrato nella villetta per bruciare la biancheria intima dell’ex consorte, Silvia Fojotikova, verificando se in casa ci fossero i figli. Dopo averli chiamati a voce alta, senza aver ricevuto risposta, aveva dato fuoco ad alcuni vestiti, per vendicarsi di ciò che la donna gli aveva fatto patire. Il Pubblico Ministero e il Procuratore Generale, avevano invece chiesto per Zani l’ergastolo, oltre ad una provvisionale per la parte civile.