Una camminata di “memoria attiva”: in quaranta sui luoghi della storia antifascista a Mantova, in vista del 25 aprile

MANTOVA – Un appuntamento di “memoria attiva” che si unisce ad un turismo consapevole: questo il senso della camminata organizzata oggi pomeriggio da Arci “Gli Scarponauti” insieme all’Anpi sezione Felice Tolazzi di Mantova in vista del 25 aprile.
Quaranta persone hanno partecipato a questa speciale iniziativa per conoscere meglio la propria città: non solo dal punto di vista dei palazzi nobiliari del passato, ma i luoghi dove donne e uomini hanno combattuto per la libertà.
“In questo periodo buio e smemorato” – spiega Emanuele Bellintani, Presidente della sezione Anpi cittadina – “questo tipo di percorsi è il miglior antidoto per sapere, conoscere e onorare le scelte dei nostri eroi”.

Proprio Bellintani, insieme allo storico Carlo Benfatti ha portato i partecipanti su alcuni luoghi simbolo della storia popolare di Mantova: presso la Chiesa di San Gervasio dove la “Banda Barbano” aveva collocato una radio clandestina per mantenere i contatti con gli alleati, con la complicità di Don Porcelli e Don Berselli.

E poi ancora presso via Rubens, dove nella casa dello stesso don Berselli venne fondato il CLN mantovano nel luglio del 1944.

Un salto temporale al 1972 direttamente in piazza Erbe dove, durante una campagna elettorale infuocata, ci furono violenti scontri in centro: i timori di golpe, la strategia della tensione e l’agire indisturbato di movimenti neofascisti avevano creato un clima nel quale il comizio di Nicolai dell’MSI del 5 aprile fu l’innesco per una enorme contestazione. Una protesta a cui seguirono scontri e cariche brutali con una caccia all’uomo per le vie della città.

Un momento toccante quello per Giuseppina Rippa in piazza Martiri di Belfiore a ricordo della lavoratrice marmirolese freddata sul selciato dal piombo nazista l’11 settembre del 1943 per avere allungato un tozzo di pane a dei soldati stipati nei camion che passavano diretti al campo di concentramento del Gradaro; a memoria delle trentuno persone civili, sacerdoti e militari uccisi in quel settembre tragico.

Infine in via Govi, l’attuale sinagoga, che durante la guerra era casa di riposo israelitica trasformata in lager dai fascisti mantovani e da cui, il 4 aprile del 1944 sarebbero stati deportati gli ebrei mantovani.