MANTOVA – Oltre 200 bambini in Italia sono orfani di femminicidio, circa la metà di loro ha assistito all’uccisione della madre o alle violenze che l’anno preceduta. In continuo e costante aumento le donne che si rivolgono al centro antiviolenza di Mantova le 2023 sono 80 e circa 2 casi a settimana quelli valutati dal dipartimento salute mentale di Asst Mantova: sono alcuni dei dati emersi questa mattina durante il convegno “Orfani di violenza, c’è bisogno di amore” organizzato dalla Provincia di Mantova in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne in collaborazione con l’Associazione Artemisia.
Negli ultimi 10 anni nel mantovano ci sono stati femminicidi, ma non orfani, bisogna risalire al 2007, quando la 32enne Jessica Poli fu uccisa dal marito con 33 coltellate e gettata nel fiume a Canneto sull’Oglio lasciando un bimbo di 4 anni.
“E’ un tema molto importante e abbiamo voluto iniziare questa ciclo di eventi sul tema della donna della Provincia di Mantova e della mia associazione Artemisia – commenta Paola Bulbarelli, consigliera regionale e presidente di Artemisia – proprio per ricordare che non c’è solo il 25 novembre, ma è un tema a cui ci dobbiamo dedicare sempre, partendo anche dagli orfani di violenza. C’è bisogno di tanto amore per questi bambini. Basti pensare che il 53% degli orfani di violenza ha assistito all’atto violento, oltre 200 i bambini in Italia sono orfani a causa di eventi violenti, con difficoltà quotidiane legate anche della presa in carico, sono pochi quelli adottati, spesso sono affidati a nonni e a parenti”.
Fino al 2018 non c’era nulla che aiutasse questi orfani “Con la legge 4 del 2018 – prosegue Bulbarelli – si è cercato di fare qualcosa per loro, come bloccare i conti dell’omicida, dare la possibilità al bambino di cambiare cognome però c’è ancora molto da fare”.
A aprire l’incontro la proiezione di un estratto del docufilm “Figli del femminicidio” di Jo Squillo fondatrice del progetto “Wall of Dolls” presentato in occasione della 81° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia che racconta attraverso le testimonianze di orfani di femminicidio com’è stata la loro vita.
“Il nostro territorio non è esente da queste forme di reati che sono trasversali, non conoscono nè ceto sociale, nè territorio nè razza – commenta Annarita Santantonio Questore di Mantova – dal punto di vista della legislazione purtroppo non c’è molto, l’ordinamento giuridico pone più attenzione sull’autore del reato che non alla vittima, e quindi occorre creare una rete tra servizi sociali, istituzioni, sostegno psicologico di sostegno a questi ragazzi”.
In continuo aumento le donne che si rivolgono al Centro Aiuto alla Vita di Mantova, nel 2023 sono state 80 quelle condotte nelle case rifugio, 77 circa i minori.
Sempre di più anche i casi seguiti dal dipartimento di salute mentale di Asst Mantova
“Negli ultimi anni non ci sono orfani di violenza nel Mantovano – spiega Andea Pinotti, direttore del Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze di ASST Mantova – ma stanno aumentando tantissimo i casi di violenza molto spesso che non arrivano alla ribalta della cronaca e nella maggiorparte dei casi dove il tribunale ci chiede di intervenire riguardano extracomunitari. A noi viene chiesto di valutare la capacità genitoriale quando ci sono casi di crisi familiari con violenza più o meno esplicita.
Come valutazioni di capacità genitoriale e disagio in generale che poi sfociano nella violenza solo nel basso mantovano parliamo di 2-3casi alla settimana che ci arrivano”.
Al convegno alla Casa del Mantegna hanno partecipato anche Maria Paola Salvarani, Consigliere provinciale per le Pari Opportunita e sindaco di Porto Mantovano, Paola Mancini, Senatore della Repubblica italiana, Marzia Bianchi Monelli, Presidente CAV Centro AntiViolenza Mantova e gli avvocati Diletta Arioli e Paola Mantovani.