MANTOVA – La formazione, un tema oggi centrale e da rilanciare in una società dove gli individui sono sempre più attratti dall’inganno della felicità al consumo e dal piegare tutto al proprio io. Una formazione continua in particolare è ciò di cui avrebbero bisogno gli uomini e le donne di questi primi decenni del terzo millenio, un periodo segnato da molte difficoltà e dal ritorno di una serie di segnali preoccupanti che possono essere preludio di totalitarismi, seppur non più legati alle ideologie. In questo senso la formazione, che racchiude in sè sia l’istruzione che l’educazione, deve vedere la pace tra i suoi obiettivi prioritari.
Sono alcuni dei concetti emersi oggi pomeriggio durante il dialogo sul tema della formazione organizzato nella basilica di Santa Barbara dalla diocesi in occasione della ricorrenza di Sant’Anselmo. Dopo l’introduzione del vescovo Marco Busca che ha evidenziato la necessità di “una formazione integrale che si rinnovi più volte durante la vita e in grado di creare una sinergia tra le diverse discipline”, a confrontarsi sono stati il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, il direttore della Fondazione Palazzo Te Stefano Baia Curioni, e il presidente di Confindustria Mantova Fabio Viani.
L’incontro, moderato da Luigina Mortari, ordinaria di pedagogia presso l’Università di Verona, ha toccato molti punti collegati alla formazione, dall’etica alla cultura e all’arte, dal lavoro alla pace. Su quest’ultimo fronte Zuppi è stato quanto mai categorico: “o si educa alla pace o alla guerra, non ci sono vie di mezzo ed educare alla pace significa combattere tutti i segni di violenza e di odio che caratterizzano la nostra società”.
Il cardinale riflette più volte sul fatto che “veniamo da 80 anni di pace arrivati dopo una guerra terribile e coloro che l’hanno vissuta hanno fatto di tutto perchè si costruissero le condizioni affinchè non si ripetesse, consci di cosa avrebbe significato una terza guerra mondiale per l’umanità. Oggi purtroppo sembra che questa consapevolezza sia venuta meno ed è pericolosamente riemerso un fascino del male, della guerra. La pace va invece difesa ad ogni costo, non è una materia facoltativa, è una materia su cui bisogna fortemente impegnarsi, generando qualcosa di nuovo nel dialogo e nell’incontro con gli altri”.
Il tema della pace dà lo spunto a Baia Curioni di sottolineare come “l’Europa sia l’unico ambito in cui si può coltivare un senso di democrazia e di pace”. Questo dopo che in un primo intervento il direttore della Fondazione Palazzo Te aveva dichiarato come “siamo alla vigilia di un cambiamento drammatico con un nichilismo particolarmente diffuso in cui ognuno vive secondo i propri valori in un quadro di atomizzazione sociale dove manca un linguaggio comune, e che racchiude quindi tutte quelle condizioni che possono portare verso il totalitarismo”.
Viani, concorde col fatto che oggi serva “più Europa”, ricorda come la pace sia stata garantita in questo lungo periodo anche dal benessere a cui le imprese hanno contribuito. “Un mondo quello delle imprese che, a differenza dal passato, non relega più l’individuo all’interno delle aziende a funzioni cristallizzate ma lo incoraggia a seguire le proprie attitudini e a trovare un proprio ruolo. In questo modo si migliora il suo coinvolgimento nella vita dell’impresa e anche la sua resa sul lavoro. Le giovani generazioni in particolare attraversano più ruoli secondo il principio del learning by doing”.
Un confronto dunque dove sono state messe a fuoco le tante criticità di questi tempi ma dove sono stati lanciati anche messaggi positivi. In ogni caso un confronto dove è emerso forte e chiaro come sia necessario continuare a scommettere sulla formazione e sull’educazione per dare alle nuove generazioni, e non solo, gli strumenti per poter capire e scegliere, in poche parole per poter essere liberi. “Oggi troppo spesso – ha dichiarato Zuppi – ci troviamo invece di fronte a delle polarizzazioni, si aderisce a una parte senza nemmeno capire da che parte si sta e perchè si sia fatta quella scelta”.