MANTOVA – La sua è energia pura, il suo entusiamo è contagioso, e il suo impegno per il sociale contro la discriminazione e la violenza fa capire ulteriormente di che pasta è fatta Jo Squillo, cantante e conduttrice, da oltre quarant’anni protagonista della musica italiana alla quale ha affiancato tante battaglie, soprattutto per le donne e per combattere gli stereotipi.
E proprio Jo Squillo sarà la special guest della serata della Festa della donna di venerdì prossimo, 8 marzo, al Mascara. Si esibirà in una delle sale della discoteca ma si recherà anche in tutte le altre per salutare gli ospiti.
Che serata sarà quella al Mascara? Ce lo siamo fatti dire proprio da lei, l’icona degli anni ’80 e ’90, che alla discoteca di viale della Favorita si esibirà insieme alle due biondissime ballerine Valentina e Viola.
Sarà una grande e bella festa della donna, un momento che celebra l’intera femminilità e mi fa piacere che lo festeggeremo con le donne e non con i soliti cliché a cui certe feste ci hanno abituato e che mi sembrano davvero riduttivi per la modernità e le esigenze delle donne di oggi: abbiamo infatti bisogno di divertirci ma anche di riflettere, stare bene e di rafforzarci. Sarà una festa quindi di grande empatia in cui proporremo una magnifica carellata di musica al femminile.
Il tuo impegno per le donne è ormai di lunga data e non conosce sosta. L’associazione che hai creato “Wall of Dolls” è un emblema della lotta alla violenza alle donne. Secondo te oggi di cosa hanno davvero bisogno le donne? Quelle che magari devono combattere tutti i giorni con la violenza, anche quando questa è silenziosa, ma anche quelle che comunque si ritrovano ancora a dover lottare contro stereotipi e pregiudizi?
Di certo le donne oggi non hanno bisogno di trovare gli uomini con i muscoli, ci hanno stufate. Oggi le donne cercano un uomo intelligente, un uomo vero con cui compiere un percorso di vita. La violenza sulle donne purtroppo è vittima di molti cliché e anche di disparità di genere che ancora persistono. Siamo fermi agli anni ’80 visto che quando una donna viene violentata ancora oggi c’è chi dice “se l’è cercata perchè ha la minigonna”. Erano gli anni ’80 quando io cantavo “Violentami sul metrò” che era una canzone provocatoria e purtroppo da allora i passi in avanti sono stati davvero pochi: il risultato è che oggi le donne, a Milano come a Roma o in qualsiasi altra città, hanno paura ad andare in giro da sole perchè gli uomini non hanno recepito il percorso di sensibilizzazione che si è cercato di fare. Con “Wall of Dolls” quest’anno compiamo dieci anni, un periodo in cui abbiamo anche cambiato il discorso della violenza nelle diverse città grazie a una rete straordinaria di aiuto verso le famiglie, verso le stesse donne che vogliono ricominciare a vivere dopo le violenze e che troppo spesso vengono invece lasciate sole.
Parlando sempre al femminile non possiamo non citare la celeberrima “Siamo donne”, cantata con Sabrina Salerno, che ha rappresentato la tua svolta pop. Cosa hai cercato di affermare con la musica durante questa tua lunga e straordinaria carriera?
Attraverso la musica io ho sempre cercato di trasmettere delle riflessioni, la musica è uno strumento e un’arte straordinaria che consente già di proiettarsi nel futuro. Come è stato fatto con “Siamo donne” che ha dato voce a un qualcosa che le donne sanno da secoli ma che abbiamo dovuto cantare e urlare perchè potesse essere motore di un cambiamento. Molte donne hanno trovato il coraggio in questa canzone, anche numerose artiste, che finalmente non hanno più dovuto coprirsi per essere credibili.
Tu hai anche una grande passione per il mondo della moda. Pensi che anche questo possa aiutare la tua mission?
“Wall of dolls” è stato un esempio di come la moda sia promotrice anche di cambiamento. Io ho chiesto a molti stilisti italiani e stranieri di creare una bambola da appendere al muro come testimonianza della lotta contro la violenza sulle donne. E ho voluto che proprio durante il primo giorno della settimana della moda di Milano dedicata all’uomo le donne delle associazioni, artiste, avvocati, medici, poetesse, scrittrici, e stiliste si ritrovino al Muro delle Bambole per sollecitare il mondo della moda nel contribuire a creare uomini giusti, belli fuori ma anche dentro.
Negli ultimi mesi ti abbiamo visto lavorare tantissimo, ti abbiamo seguita come super inviata a Sanremo. Come giudichi questo momento della tua carriera?
A discapito di quello che pensano le persone uniformate sul pensiero femminile secondo le quali dopo i 40 anni inizia il declino di una donna, io posso dire che sto provando a dimostrare che questi sono i nostri anni migliori: abbiamo consapevolezza, maturità, abbiamo tante esperienze, e poi abbiamo più pazienza e comprensione. Purtroppo vedo come le mie coetanee facciano fatica a trovare spazi, dalla televisione ad altri luoghi di espressione, mentre non è così per gli uomini della stessa età. Anche in questo c’è ancora molto pregiudizio e molto da fare.