MANTOVA – Una serata speciale quella del 31 dicembre al Teatrino d’Arco, l’Accademia Campogalliani, infatti, propone lo spettacolo “Tre sull’altalena” di Luigi Lunari alle ore 20,45 invece che al pomeriggio come solitamente accade la domenica.
“Alla fine dello spettacolo ci sarà un’attrice che farà un monologo – spiega il direttore artistico Maria Grazia Bettini – parlerà della ricchezza del teatro e di quello che trasmette e lascia agli spettatori, e poi verso le 23.30 faremo un brindisi, a ciascuno sarà consegnata una bottiglia piccola di spumante e ci faremo gli auguri per l’arrivo del nuovo anno tutti insieme. Abbiamo deciso di fare il brindisi prima di mezzanotte, così dopo ognuno può andare a brindare dove preferisce, in piazza, con gli amici, in famiglia”.
Già sold out con una lista d’attesa di 20 persone lo spettacolo di fine anno.
“Andare a teatro l’ultimo dell’anno – prosegue Bettini – è una tradizione e piace sempre, da noi poi, con un teatro così piccolo e con e distanze ridotte al minimo, attori e spettatori sono un tutt’uno e si diventa una grande famiglia”.
Lo spettacolo
La ripresa dello spettacolo è dedicata alla memoria di Aldo Signoretti e di Silvano Palmierini, rispettivamente magistrale regista e straordinario interprete della primitiva storica realizzazione.
“Tre sull’altalena nasce un po’ per caso: il titolo aggancia e riecheggia – spiega l’autore nel presentarlo – un titolo noto, tentando di scavalcare a livello subliminale la diffidenza del pubblico italiano per le cose nuove e mai sentite. Questa commedia tratta dai vari atteggiamenti che l’Uomo assume di fronte al grande Problema della Morte. I tre protagonisti, e la quarta persona che sopraggiunge alla fine, rappresentano – secondo una tipologia che attraverso le quattro maschere della commedia dell’arte e le carte dei tarocchi risale addirittura all’antico Egitto – il Potere Economico, la Sapienza Filosofica e Razionale, la Forza delle Armi e da ultimo il Popolo Lavoratore (Pantalone, il Dottore, il Capitano, lo Zanni, ovvero i segni di danari, di coppe, di spade e di bastoni). Di fronte all’eterno problema della Vita e della Morte reagiscono secondo la propria intima struttura psicologica e culturale, cedendo alla paura, trovando rifugio nella razionalità, alzando le spalle nel cachinno derisivo e strafottente, sortendo un dibattito che nello scontro e nel confronto.