“Cittadine e non suddite”: la storia del voto alle donne nel racconto di Tobagi

MANTOVA – Benedetta Tobagi ridà voce e volto alle donne della Resistenza e a tutte coloro che hanno lottato per l’emancipazione femminile e il diritto di voto: al Festivaletteratura oggi con il suo libro “La Resistenza delle donne”, nella Tenda Accenti affollatissima, la Tobagi, scrittrice e conduttrice radiofonica, è stata introdotta da Claudia Bonora dell’Istituto di Storia Contemporanea di Mantova e Paola Longari di Anpi e ha poi preso la parola accompagnando il pubblico a conoscere le donne che hanno fatto la storia in un periodo cruciale del nostro passato. “Nel 1945 alla fine della guerra, le donne della Resistenza, non hanno smesso di combattere, ma hanno capito che era il momento di unirsi e lottare per i propri diritti, a partire dal diritto di voto”. La narrazione affascinante della Tobagi è stata accompagnata da preziosi materiali documentali che hanno descritto i giorni che hanno portato al traguardo del diritto di voto. Si snoda il racconto delle vite di queste donne, il loro coraggio e la loro tenacia, attraverso una bellissima ricostruzione storica. “Le istanze per ottenere il diritto di voto – racconta Tobagi – partono già all’inizio del XX secolo, il dibattito si allarga poi nel tempo: all’epoca venne chiesto il parere di persone autorevoli tra le quali la poetessa Ada Negri che disse “Se può votare il mio portinaio, non vedo perché non posso votare io”. Nel ’45 poi le battaglie si fanno più intense: “C’era un paese da ricostruire – racconta – e le protagoniste della Resistenza, dopo aver combattuto, hanno continuano a lavorare per affiancare l’uomo come protagoniste nella nuova società”. Si  racconta il coraggio e la tenacia delle donne, fino al traguardo raggiunto nel febbraio del 1945, anche grazie a uno scambio di lettere tra Togliatti e De Gasperi e all’approvazione del decreto firmato dal mantovano Ivanoe Bonomi, all’epoca Presidente del Consiglio. “Si era pronunciato a favore – continua Tobagi – anche Papa Pio XII, ma naturalmente ancora una buona parte della società era imbevuta della retorica sulle virtù domestiche della donna, custode del focolare e si temeva quindi la loro autonomia”. Nel 1946 finalmente le donne votano, ottenuto il suffragio sia attivo che passivo, si recano alle urne proprio per il referendum Monarchia – Repubblica. “Un’affluenza enorme – racconta Tobagi – più dell’89%, quasi 8 milioni di donne votano, una vittoria arrivata dopo molte battaglie e attacchi che all’epoca denigravano il loro aspetto fisico e anche la loro moralità”. Ma il traguardo era raggiunto e per la prima volta, le donne sono state “cittadine e non suddite”, come recitava il titolo dell’incontro.

Elisabetta Romano