MANTOVA – Grande successo al Libraccio per l’evento che ha visto protagonista l’ex calciatore della Juventus Michele Padovano, vittima di un incredibile errore giudiziario che ha segnato 17 anni della sua vita. Padovano ha presentato alla platea mantovana, dialogando con Michele Chiodarelli, segretario provinciale del Psi e organizzatore dell’incontro, il libro “Tra la Champions e la libertà” (Cairo Editore), che ripercorre le vicende dell’ex calciatore torinese.
Nella prima parte Padovano ha raccontato aneddoti gustosi della sua carriera: come la telefonata di Moggi per chiamarlo alla Juve, col calciatore che riattaccò pensando ad uno scherzo, passando per la battuta di Agnelli sul gol segnato al Real Madrid nei quarti di Champions: “Padovano, se ci fossi stato io in porta, quel gol non l’avrebbe fatto”, fino ad arrivare alle esperienze all’estero con Crystal Palace e Metz. A Londra andò male per i problemi economici della società (Padovano si pentì di non aver ascoltato l’ammonimento in tal senso di Moggi), in Francia invece fu vittima di un lungo infortunio.
La vita di Padovano cambia improvvisamente una sera: da calciatore campione d’Europa con i bianconeri nel 1996 ad essere considerato, dieci anni dopo, nel 2006, con una carriera di dirigente sportivo ben avviata (e stroncata da quella vicenda) un novello Pablo Escobar. L’accusa, di fatto, era gravissima: associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti dalla Spagna (hashish nello specifico). Dieci giorni in isolamento nel carcere di Cuneo, tre mesi nel penitenziario di Bergamo altri nove ai domiciliari poi il processo. Il PM chiede 24 anni di pena: in primo grado è condannato a 8 anni e 6 mesi che si riducono 6 anni e 8 mesi in appello. La colpa di Michele Padovano era stata quella di aver prestato del denaro a un amico d’infanzia, che effettivamente spacciava, finanziando così, per gli inquirenti, l’acquisto di partite di stupefacenti. In realtà i soldi erano serviti, come ampiamente dimostrato fin dall’inizio, per compare due cavalli da corsa. Per fortuna la Cassazione annullerà la sentenza di appello, ordinando la ripetizione del processo. E dopo 17 anni finalmente l’assoluzione, divenuta definitiva solo nel 2023.
Una vicenda che avrebbe potuto abbattere il coraggio e la forza di chiunque, ma che Padovano, con l’aiuto della famiglia, ha saputo affrontare uscendone vincitore: “Non sono arrabbiato con nessuno – ha detto -, col mio libro voglio aiutare chi vive situazioni di grande difficoltà. Ho sempre avuto fiducia nella magistratura e ho sempre rifiutato patteggiamenti”. Non è mancato un ricordo dell’amico Gianluca Vialli, uno dei pochi del mondo del calcio che gli era sempre stato vicino: tanti altri, quasi tutti, invece sono scomparsi. Di fatto una vita rovinata quella di Padovano, che recentemente ha ripreso a gravitare attorno al mondo del calcio grazie all’attività di commentatore per Sky, ma che in futuro vorrebbe tornare magari come dirigente. Un po’ il suo sogno nel cassetto.
“Un libro emozionante, quello di Padovano – spiega Chiodarelli -, incappato in una vicenda assurda, ma che potrebbe capitare a chiunque. Siamo sempre sensibili ai temi riguardanti la giustizia, per questo ci tenevamo ad ospitarlo per raccontare la sua vicenda. Siamo molto contenti della partecipazione del pubblico, che ha risposto con grande calore e interesse”.