MANTOVA – Con rigore storico e una narrazione coinvolgente, “Cattolici e ribelli” dello storico e giornalista mantovano Giovanni Telò getta nuova luce su una pagina poco raccontata ma cruciale della storia locale: il ruolo della Chiesa durante la Seconda guerra mondiale, tra compromessi istituzionali e scelte individuali di straordinario coraggio.
Il volume (edito da Il Rio), che sarà presentato domani, sabato 6 settembre alle ore 11 (Casa di Tazio Nuvolari viale Rimembranze 1), nell’ambito di un evento collaterale del Festivaletteratura, è frutto di una lunga e accurata ricerca d’archivio – spesso su documenti inediti – e si distingue per uno stile narrativo che unisce la precisione dello storico alla vivacità del reportage giornalistico.
Come scrive nella prefazione lo storico Frediano Sessi che domani dialogherà con Telò, questi affronta l’argomento con “meticolosità”, ricostruendo con chiarezza eventi, volti e scelte morali che raccontano la complessità del rapporto tra fede e Resistenza.
Tra le figure più discusse, spicca quella del vescovo di Mantova, Domenico Menna, bresciano, apertamente filofascista. Una posizione che però non fu condivisa da parte della Chiesa locale: quindici preti della diocesi decisero infatti di appoggiare l’attività partigiana, mentre numerosi cristiani laici si unirono alle Fiamme Verdi, formazioni partigiane cattoliche che i nazifascisti bollavano come “ribelli”.
Un ruolo centrale lo ebbe don Costante Berselli, figura simbolica della Resistenza mantovana. Nella sua casa, il 7 luglio 1944, nacque ufficialmente il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Mantova: un gesto che segnò uno dei momenti più significativi dell’organizzazione della lotta antifascista sul territorio. Ma non finisce qui: nella canonica della chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, in via Trento a Mantova, don Berselli installò anche una radio ricetrasmittente clandestina, con cui, insieme ad altri partigiani, trasmetteva informazioni riservate ai servizi segreti britannici. Per questa attività venne arrestato e deportato nel campo di concentramento di Dachau. Accanto a lui, spicca la figura di don Primo Mazzolari, carismatico parroco di Bozzolo, che rappresentò per molti giovani partigiani un punto di riferimento spirituale e morale. La sua predicazione fu una voce libera e coraggiosa, capace di dare alla scelta resistenziale una profonda radice etica. A Gazoldo degli Ippoliti, addirittura, una formazione partigiana fu guidata da un altro sacerdote, don Emilio Donelli, a conferma di quanto il clero mantovano fosse tutt’altro che passivo in quegli anni drammatici.
Il libro attraversa numerosi comuni della provincia – da Asola a Castel Goffredo, da Canneto sull’Oglio a Suzzara, passando per Moglia, Cavriana, Sustinente, Villa Poma, Acquanegra sul Chiese – riportando alla luce storie, episodi e personaggi spesso dimenticati. Tutti accomunati da un filo rosso: la difesa della dignità umana in un tempo di terrore e violenza. Più che un saggio, ‘Cattolici e ribelli’ è un atto di testimonianza. Un’opera che non solo documenta, ma dà voce a una Resistenza profonda e spesso nascosta, animata dalla fede e dal senso di giustizia.