Festivaletteratura svela le lettere inedite di Van Gogh alla sorella

MANTOVA – Intense, affettuose, dolorose ma anche sorprendenti le lettere inedite di Vincent Van Gogh alla sorella Willemien, tradotte per la prima volta in italiano e raccolte in un libro, ”Vincent Van Gogh. Lettere a mia sorella”.
L’autore Willem – Jan Verlinden, studioso di storia dell’arte olandese, presente ieri sul palco del Teatro Bibiena nell’ambito di Festivaletteratura con la scrittrice Melania Mazzucco, racconta di un legame intenso e bellissimo.
Mentre scorrono le immagini dei suoi capolavori, si scopre un Van Gogh intimo e inedito che si confida con la sorella, rivelando il disagio psichico che li accomunava, il senso di solitudine e inadeguatezza, ma anche il suo lato meno noto, premuroso e affabile. Consiglia la sorella sulle scelte da intraprendere, spesso scrive in tono leggero e scherzoso, ed emergono confidenze e dettagli sulle rispettive vite. “Mentre le lettere al fratello Theo sono ormai conosciute da tempo – racconta l’autore – in pochi sanno che Vincent van Gogh scrisse alla sorella lettere altrettanto belle che rivelano i loro pensieri, dubbi, aspirazioni, in un dialogo tra spiriti affini”.
Alla sorella di quasi dieci anni più giovane, era unito da un legame solido e profondo, complice anche la somiglianza di carattere, l’indole irrequieta e la passione per l’arte. “La fragilità psichica e il temperamento inquieto hanno influito profondamente nelle loro vite, ma il silenzio che ha avvolto la vita di Willemien è lo stesso che ha avvolto la storia di tante donne, allontanate a causa dello stigma sociale della fragilità mentale”, continua l’autore, ricordando le difficoltà di scontrarsi con una società che li rifiutava. Verlinden racconta e ricostruisce la tormentata vita della donna, dai pioneristici tentativi di impegno sociale, quando si avvicinò ai primi movimenti femministi dell’epoca, fino al triste epilogo. Mentre Vincent trasformava in arte il suo caos interiore e la sua inquietudine diventava una fonte d’ispirazione creativa, Willemien fu meno tollerata. “La sofferenza mentale – continua l’autore – è sempre stata legata alla condizione sociale, nell’Olanda dell’epoca era impossibile per lei ritagliarsi uno spazio, ma anche oggi che la malattia è riconosciuta, sopravvive il pregiudizio”.
I disturbi di Willemien sfociarono in un lungo silenzio profondo durato decenni, pochi anni dopo la morte di Vincent van Gogh infatti venne internata in un istituto psichiatrico, dove morì in solitudine nel 1941 dimenticata e isolata: le lettere del fratello furono ritrovate in un cassetto della sua stanza. La storia di Vincent e della sorella è intensa e dolorosa, specchio di tante vite che cercano amore, così questo libro diventa universale, ci parla della condizione umana.

Elisabetta Romano