MANTOVA – Tutto pronto per la partenza della rassegna “Flash d’arte”, che prenderà il via il 23 marzo. Il primo incontro sarà dedicato ad un approfondimento sulle decorazioni del Museo di San Sebastiano a cura di Ugo Bazzotti.
Le camere dipinte “sono belle, e tanto più belle quanto vostra signoria ha pur imparato da la mia camera; l’è ben vero che poi l’ha megliorato”. Quanto sarà costata, a Isabella d’Este, questa concessione sulla bellezza degli affreschi del palazzo di San Sebastiano? Di fatto, la nuova dimora di Francesco II Gonzaga, edificata tra il 1506 e il 1512, si presentava agli occhi degli intenditori come un edificio rivestito da intonaci policromi, che si apriva come uno scrigno prezioso: spalliere, porte e soffitti intagliati e dorati, mobili raffinati, dipinti di grande valore (tra i quali spiccavano i Trionfi di Mantegna), suppellettili evocanti esotici sfarzi. In occasione della visita di ambasciatori veneziani, Francesco si fece trovare “in una camera forte adornata … con tre terribilissimi levrieri intorno, et infiniti falconi e zirifalchi in pugno lì intorno, e su per le spalere erano retrati li soi belli cavali e belli cani, e li era un nanino vestito d’oro”. Se lo desiderava, il marchese saliva per una scala a chiocciola sull’altana costruita in cima alla torre di porta Pusterla, dalla quale ammirava il paesaggio lacustre e le evoluzioni dei suoi destrieri attorno alle scuderie da poco costruite sull’isola del Te.
Tanto splendore andò disperso per il mondo, ma le volte e le lunette delle camere affrescate fanno rivivere ancor oggi, agli occhi di un visitatore attento, una parte significativa delle decorazioni originali: la serie degli emblemi che ornano molte sale e celebrano l’orgoglio del casato, le ambizioni, le passioni, gli ideali dei principi di casa Gonzaga. Ma anche quelli della moglie Isabella, le cui imprese Francesco accolse volentieri nella sua nuova reggia. Il marchese, poi, volle dedicare le decorazioni di due camere ai più potenti sovrani dell’epoca, l’imperatore e il re di Francia, presenti con le loro imprese più famose.
Il nuovo libro sul palazzo illustra la nascita del monumento, l’impegno del committente e il pregevole lavoro degli artisti presenti nel cantiere, ma ancor più indaga sul significato delle ventiquattro diverse imprese che accompagnano gli ospiti in un percorso ricco di suggestioni. L’ambito culturale da cui prendono forma le imprese effigiate è quello delle sacre scritture, dell’erudizione classica e dell’universo medioevale delle immagini simboliche, in mutuo rapporto con il gusto e la volontà di autorappresentazione delle altre corti, italiane ed europee.
Episodio a sé stante, ma di alto valore emblematico, è il ritratto – ancora visibile nel fregio esterno verso la città – dell’imperatore Ludovico di Wittelsbach, detto il Bavaro. Il sovrano è avo di Francesco II Gonzaga, ma qui si propone di collegare la sua bellicosa effigie a un antico, fondamentale evento della storia mantovana: l’incontro, avvenuto a Pomponesco nel 1329, tra il Bavaro e Luigi II, nel quale il nuovo signore di Mantova riuscì a placare l’ostilità imperiale e a ottenere importanti privilegi per la città, per sé e per la propria discendenza.
Il primo appuntamento con “Flash d’arte”, come detto, è in programma per mercoledì 23 marzo alle ore 18 presso il Museo di Palazzo di San Sebastiano.
L’ingresso è gratuito. La serata prevede una visita speciale, in esclusiva, per i presenti.
Per informazioni e prenotazioni 0376 367087 museicivici@comune.mantova.it