Fonzie compie 80 anni: il mito che ha reso felici i nostri “Happy Days”

C’era una volta Fonzie. Giubbotto di pelle, sorriso spavaldo e quello schiocco di dita in grado di fermare il mondo. Bastava un suo cenno, e il jukebox partiva con un ritmo travolgente; bastava un suo sguardo, e ogni ragazza nel raggio di pochi metri si scioglieva in un sorriso languido. Fonzie non era solo un personaggio: era un simbolo. Di libertà, di fascino, di quella sicurezza in sé stessi che tutti – almeno una volta – avrebbero voluto avere.
Oggi Henry Winkler compie 80 anni, e con lui festeggia un’intera generazione che in Happy Days trovò un rifugio luminoso, una piccola America felice fatta di motori lucenti, serate al bar e amicizie sincere. Era il 1974 quando apparve per la prima volta sugli schermi nei panni di Arthur Fonzarelli, il meccanico dal cuore d’oro che trasformò il garage dei Cunningham in un mito televisivo.
Fonzie, con il suo “Eeehh!” inconfondibile e il pollice alzato, diventò presto il ragazzo più amato d’America. Ma dietro al mito del duro si nascondeva l’anima tenera di Winkler, figlio di immigrati tedeschi, cresciuto con la dislessia e con il sogno ostinato di farcela. Un attore che non smise mai di studiare, di reinventarsi, di cercare nel lavoro e nella gentilezza la sua vera forza.

Dopo la fine di Happy Days, Henry non si fermò. Continuò a recitare, dirigere, scrivere. Vinse un Emmy Award per la serie Barry, divenne autore di libri per ragazzi ispirati alla sua esperienza con la dislessia e si fece promotore di una cultura dell’empatia e della perseveranza. A ottant’anni, il “ragazzo con il giubbotto di pelle” continua a insegnare che la vera coolness non sta nell’apparenza, ma nel rispetto, nel coraggio, nella gentilezza. Oggi Fonzie non accende più i jukebox con un pugno, ma continua a far partire, con la stessa magia, i ricordi di milioni di spettatori in tutto il mondo.
Happy birthday, Henry. Eeehh!!!