MANTOVA – Ottant’anni e una vita spesa con le bacchette in mano, sempre a tempo con la storia della musica italiana. Il mantovano Gianni Dall’Aglio festeggia oggi il traguardo delle 80 primavere con la stessa passione che lo ha portato, appena tredicenne, a diventare il batterista di Adriano Celentano. Un incontro nato quasi per caso, nel 1959, quando sostituì il batterista assente durante un’esibizione del “molleggiato” a Salsomaggiore: un provino dal vivo che gli cambiò la vita. Con Celentano non ci fu solo un sodalizio musicale, ma anche un rapporto umano profondo: amico, fratello maggiore, capofamiglia di quel Clan che avrebbe fatto la storia. Da quella prima avventura nacquero nel 1960 I Ribelli, band simbolo del beat italiano, con cui Dall’Aglio incise il primo disco nel 1961 e, qualche anno dopo, contribuì a scrivere un brano destinato a entrare nel mito: “Pugni chiusi”, cantato da Demetrio Stratos.
Gli anni ’60 e ’70 furono il cuore pulsante della sua carriera. Nel 1968 arrivò la collaborazione con Lucio Battisti, durata fino al 1975. Memorabile la sera del 23 aprile 1972, quando al fianco di Battisti e Mina partecipò al celebre duetto televisivo al Teatro 10: otto minuti di musica epocali che ancora oggi continuano a emozionare milioni di spettatori in rete. In quel gruppo di “cinque amici da Milano” che accompagnavano Battisti, la sua batteria non solo scandì il tempo, ma finì immortalata in primo piano, tra Mina e Lucio, in una delle pagine più iconiche della televisione italiana. Parallelamente, Dall’Aglio intraprese anche un percorso solista: nel 1971 il primo 45 giri, poi l’album “Sera, mattina” e numerose collaborazioni con grandi protagonisti della scena musicale, da Patty Pravo (con lei ha inciso la celeberrima “Pensiero stupendo”) a Pierangelo Bertoli. Negli anni ’70 entrò anche nel progetto Il Volo, una delle esperienze più innovative del panorama musicale italiano.
Negli anni Dall’Aglio incide dischi oltre che con Mina e Patty Pravo, anche con Ivano Fossati, Pierangelo Bertoli, Concato, Bertè, Mia Martini, Angelo Branduardi, Little Tony, Bruno Lauzi.
La sua autobiografia, “Batti un colpo” (Gabrielli edizioni), del 2014 è il racconto sincero e diretto di una vita di musica e di incontri straordinari: dal Cantagiro al Clan Celentano, fino all’amicizia con Battisti, tra aneddoti, storie di palco e dietro le quinte, e riflessioni su un’epoca in cui la musica era ancora artigianato, fatta di passione, di officine sonore più che di industria. Ma Dall’Aglio non è solo il batterista dei grandi successi. Nella sua vita c’è spazio anche per la dimensione privata, segnata da un gesto che lui stesso considera il più importante: nel 2008 ha donato un rene alla moglie Orietta. “È stato il mio concerto più bello” ha confidato, con l’umiltà e la sensibilità che da sempre lo contraddistinguono.
Gianni Dall’Aglio oggi spegne 80 candeline, ma continua a vivere la musica con lo stesso entusiasmo di quel ragazzo che a tredici anni impressionò Adriano Celentano dietro la batteria. La sua storia è intrecciata a quella di artisti immensi ma anche alle emozioni di un’Italia che cambiava e trovava nella musica la sua colonna sonora.
Oggi Dall’Aglio resta un punto di riferimento per chi ama il ritmo e l’autenticità: un testimone prezioso di ciò che la musica è stata e di ciò che può ancora essere. Perché il tempo scorre, ma il battito della sua batteria continua a risuonare, forte e inconfondibile.