MANTOVA – Il “Festival del Libro e della Cultura sportiva” porta alla Canottieri Mincio una ospite che è quasi eufemistico definire “poliedrica”: Giusy Versace è atleta, scrittrice, giornalista, ballerina, presentatrice e “ma questo di solito non interessa a nessuno” senatrice della repubblica.
Dopo i saluti iniziali del presidente della Società Aldo Lancia e del Presidente del Coni Lombardia Marco Riva, Giusy racconta la sua storia, intervistata da Davide Dalai. Nota ai più grazie al libro autobiografico “Con la testa e con il cuore si va ovunque” (Oscar Mondadori), ed alla partecipazione (e vittoria con Raimondo Todaro) al programma “Ballando con le Stelle”, Versace perde le gambe in un incidente stradale a 28 anni il 22 agosto del 2002, e da allora la sua vita ha voltato pagina. Quello che sorprende incontrandola di persona sono il sorriso e l’energia inestinguibili: “Oggi vorrei parlarvi di opportunità – spiega ai presenti – perché da quando ho lasciato le mie gambette sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, per me è iniziata una seconda vita. Ho sofferto, ho pianto tanto, ma oggi posso dire che sono riuscita a tracciare una strada da seguire per tante persone che a causa della loro disabilità sono trattate in modo diverso. La disabilità non è un “mondo a parte”, ma è “parte del mondo”. Quando ho iniziato a gareggiare ero la prima atleta italiana a correre con amputazione bilaterale. Erano i tempi di Oscar Pistorius, quindi i giornali sono andati a nozze con i titoli ed anche il mio cognome ha aiutato. Tutto questo clamore è servito ad accendere l’attenzione su un tema di cui non fregava a nessuno”.
Quello che rivendica Giusy Versace è l’inclusione vera, che deve essere frutto di un processo culturale: “Lasciate stare i vocaboli; diversamente abile, abilmente diverso, ecc…Ho degli amici ciechi, persone super, che se li chiami “non vedenti” si incazzano. Sono ciechi, la parola è questa. Quello che vogliono è essere trattati con normalità, non da diversi.
In questo processo culturale, Versace vede due grandi protagonisti: i giovani e lo sport: “Quando mi allenavo a Vigevano, i bambini mi guardavano mentre mi cambiavo le gambe. Erano incuriositi, così li ho raccolti intorno a me e ho risposto alle loro domande. Alcuni pensavano che le gambe fossero motorizzate e ci fosse un telecomando per muoverle. Da allora iniziarono a chiamarmi “Wonder Giusy” (da cui il titolo del secondo libro) perché ero quella con delle super gambe per ogni occasione”.
Da qui i complimenti al Progetto di inclusione della Canottieri Mincio, che, come ha ricordato il vice presidente della Canottieri Raffaele Zancuoghi, si fonda appunto sul mettere fianco a fianco atleti normodotati e disabili: “Come nella prima gara in acque libere ospitata qui a luglio, in cui Dario Romani, nostro atleta special, ha chiuso al 5° posto di categoria”.
“Quello che ho ottenuto – torna a dire Versace – in primis grazie allo sport e di cui sono più orgogliosa è che oggi le persone non vedono in me la ragazza senza due gambe, ma vedono in me l’atleta, la ballerina, la scrittrice. Questo è il senso del mio impegno perchè la disabilità è negli occhi di chi guarda”. Da qui anche il senso della carriera politica, che la vede eletta in Senato, e l’ha vista – tra gli altri provvedimenti – firmataria di una legge che ha permesso il reclutamento degli atleti paralimpici con disabilità fisiche e sensoriali nei gruppi sportivi militari e dei corpi dello Stato.