MANTOVA – “Un restauro esemplare”. Cosi si è espresso oggi pomeriggio il direttore dell’Ufficio Beni culturali della Diocesi di Mantova don Stefano Savoia durante la presentazione del restauro della cappella della Madonna del Suffragio della basilica di Santa Barbara.
Un intervento che ha visto il lavoro degli allievi degli Istituti Santa Paola, realtà che con la diocesi ha iniziato una collaborazione nel 2019. “La collaborazione tra Istituti, Diocesi e Soprintendenza ha dato la possibilità di maturare scelte condivise che hanno portato ad un risultato straordinario. Non è solo un restauro, che vuol dire togliere le cause di degrado e riportare in salute il bene, ma è stata riscoperta una veste del bene scomparsa sotto strati e strati di colore. Si è scelto di non azzerarli tutti, ma di valorizzare quello più prezioso” continua don Savoia che sottolinea come il percorso del recupero della basilica palatina “non è ancora concluso”.
E infatti è il rettore della basilica nonchè direttore emerito dell’Ufficio dei Beni culturali della Diocesi monsignor Giancarlo Manzoli a spiegare che grazie al progetto emblematico con il finanziamento di 1 milione di euro tra Fondazione Cariplo e Regione per le basiliche di Sant’Andrea, Santa Barbara e il Duomo “si procederà al restauro di tutta la sagrestia. Prima della pandemia ne era stato recuperato un lato. Si interverrà anche sulla scala d’accesso alla cantoria di controfacciata e sulla tribuna sul lato destro che aveva riportato delle lesioni in occasione del sisma del 2012″.
“Prima si concluderanno i restauri e poi si procederà alla valorizzazione di questo patrimonio straordinario. Già in questi anni con i concerti sta nascendo un cartellone concertistico, ma dovremmo creare un’offerta stabile” continua don Savoia che ringrazia anche i volontari del Touring che permettono di tenere aperta la basilica durante i fine settimana.
E’ una collaborazione virtuosa quella che si è creata tra i committenti, la curia gli istituti Santa Paola e la Soprintendenza – spiega il soprintendente Gabriele Barucca – un lavoro in sinergia che ha portato ad un dibattito costruttivo su come agire. Non sempre quando ci si trova davanti ad opere di questa importanza è facile scegliere come proseguire. Qui c’era il dubbio se allinearsi al resto della basilica, con cromie del ‘700 oppure prendere una strada diversa”.
“Abbiamo optato per questa seconda soluzione – commenta Debora Trevisan, funzionaria e storica dell’Arte della Soprintendenza – Abbiamo trovato 11-12 livelli, ma come muoversi? Quale raggiungere? Abbiamo deciso di rimuovere solo i primi due strati che presentavano colori a tempera e salvare le prime decorazioni trovate. Ad indirizzarsi su questa strada una piastrella, davanti alla cappella, che riportava la data 1835: negli archivi della diocesi abbiamo trovato un fascicolo che parlava dei lavori di recupero di quell’anno e parlava del colore verde e così abbiamo fatto, era la chiave di lettura che ci ha guidato. Poi inciso nell’intonaco abbiamo trovato un’altra data, 1842, altra volata in archivio e altro fascicolo che riportava gli interventi di manutenzione e restauro. Ecco, con queste due linee guida siamo arrivati a questo risultato”.