MANTOVA – I Giganti dell’omonima Sala di Palazzo Te si svelano in tutta la loro bellezza. E lo fanno grazie alle fotografie di Giuseppe Gradella che, con un lavoro certosino e non facile, ha catturato moltissimi particolari di quella che è ritenuta una delle camere più affascinanti della villa giuliesca. Parte dei suoi scatti sono stati raccolti poi nel libro I Giganti/The Giants. Palazzo Te, di Roberta Piccinelli, edito da Skirà, che è stato presentato oggi pomeriggio allo Spazio Te. A dialogare con l’autrice e il fotografo è stata Veronica Ghizzi, direttore del Museo di Palazzo Te.
Con i suoi dieci metri di altezza e quasi dieci di larghezza, spigoli smussati e affreschi che ricoprono tutte le superfici murarie sino al pavimento, la camera è un topos nella letteratura artistica e nella letteratura di viaggio ed è ritenuta l’esperimento pittorico più ardito della storia dell’arte moderna. L’invenzione e la decorazione della camera dei Giganti sono sicuramente l’apice dell’impegno profuso da Giulio Romano, e dalla sua équipe nella realizzazione di Palazzo Te.
Ecco allora che gli scatti di Gradella immortalano le scene nella loro totalità ma anche i particolari, di mani, piedi, occhi, molto diversi tra loro, pur nell’imponenza sempre delle figure, a seconda che si tratti di figure combattenti, disperate o morenti.
Gli affreschi narrano la storia della caduta dei giganti, desunta dalle Metamorfosi di Ovidio. Il mito descrive l’assalto tentato dai violenti abitatori della terra alla sede degli dei. Per raggiungere l’altezza del monte Olimpo, i giganti sovrappongono le montagne di Pelio e Ossa con l’intenzione di scalarlo. Il grandioso affresco della volta ritrae il momento successivo, in cui Giove lascia il suo trono e si unisce agli dei sconvolti che gli fanno da corona. Scagliando le sue folgori, Giove fa crollare la torre di massi che, rovinando, trascina con sé i ribelli seppellendoli sotto enormi macigni.